Scuola: che fare?
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Siamo alle solite.
Berlusconi che dice o non dice – State buoni se potete - altrimenti arriva la polizia. E via le polemiche e le discussioni, se davvero il Presidente del Consiglio parlò così, se invece lo hanno capito male, se lo hanno capito bene ma interpretato faziosamente.
Ora dopo la manifestazione al Circo Massimo, rieccoci a discutere se i numeri sono quelli dettati dagli organizzatori o se invece sono quelli dati dalla polizia.
Insomma, fate un calcolo di quanti metri quadrati ci sono al circo Massimo e quante persone ci stanno non troppo assiepate in un metro quadrato e finiamola!
La foto scattata dall’elicottero e pubblicata sui blog del PD chiarisce l’arcano, non potevano essere milioni.
Ma ora finiamola e cominciamo a parlare di cose serie.
Cominciamo a parlare di scuola, di come fare per salvarla.
Perché pro Gelmini o contro la Gelmini, sta di fatto che nessuno nasconde che serve qualcuno che faccia qualcosa perché i buoi sono oramai scappati dalla stalla.
L’altra mattina al bar davanti all’istituto “Caterina da Siena” di Milano, (chissà perché hanno omesso il Santa) una signora diceva al barista – questa è la volta buona, sulla riforma della scuola sono caduti tutti, vedrai che cade anche questo Governo –
Insomma, della scuola - non ce ne può fregar de meno – come dicono nella capitale, l’importante è che ci si scambino le poltrone.
Ieri a casa mia sono 'transitati' tra figli e fidanzate, sei universitari, orientamento alle ultime elezioni: lega, centro destra, sinistra, estrema sinistra, nessuno di loro era andato alla manifestazione, né a Roma né a Milano.
Passi per la “Bocconiana” la sua Università è privata, ma gli altri, tutti iscritti a Università Statali?
Qualunquisti? Apatici? Non direi, avevano il problema dell’esame da dare, della lezione di spagnolo, della prof che spiega malissimo, tutti a dire che bisogna cambiare, migliorare, che non si possono attendere mesi per presentare la tesi, che si fanno esami inutili e non si studia inglese e che nelle loro Università in questi giorni si studiava, altro che manifestazioni, e come loro la maggioranza degli studenti.
Io allora mi chiedo, ma invece di perderci in chiacchiere, di perdere tempo a discutere sulle dichiarazioni del premier o sul numero dei partecipanti alle manifestazioni, non potremmo parlare di scuola?
Capire cosa c’è da rifare e riformare, quali sono i privilegi ai quali dobbiamo rinunciare?
Se c’è stato, è c’è stato lo sappiamo, spreco, clientelismo, Università clonate per far contenti i baroni della cultura, rendiamoci conto che la festa è finita.
Poi saranno pure sbagliati i tagli uguali per tutti, ma resta il fatto che le cose così non possono permanere.
Diceva venerdì uno studente intervistato da Radiopopolare che - la scuola ha un sacco di problemi, non doveva venire la Gelmini a dirlo, lo denunciano da anni gli studenti – bravi, ma circa le cose da fare per risolvere i problemi nemmeno una parola, solo la certezza che non si possono ridurre le assunzioni, altrimenti si rischia di avere insegnanti senza posto.
Qui più che un nuovo ’68, pare un vecchio ‘rabelot’ perché i giovani manifestano non per una società nuova, ma per mantenere lo status quo, non c’è nemmeno l’utopia della fantasia al potere, che tanti danni ha fatto, ma che nessuno osa spodestare.