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Il mare di Internet e le reti tristi

Fonte:
CulturaCattolica.it
Abitano il mondo: la banda, il muretto, la squadra, la compagnia, il gruppo musicale, la piazzetta, le vasche del corso, la spiaggia, i concerti, il pub, la discoteca, la notte, l'automobile. Ma quando il mondo reale va a pezzi loro estraggono il passaporto di cittadinanza di quello virtuale

Dal blog di don Marco, questa riflessione sulla "rete" su internet e sulla possibilità e il rischio che ogni strumento mette a disposizione, ma come dice il sacerdote internettiano classe 1979: "D'altronde ogni affascinante possibilità nasconde un suadente rischio. Ma non c'è fedeltà senza rischio".

Anche lì ci sono uomini con le reti tristi dopo notti infruttuose di pesca. Come in quel lontano mare di Galilea (Lc 5,1-11). Uomini e giovinezze sempre connesse. Tengono scarpe slacciate, mutandoni in evidenza, jeans a vita bassa. Sempre collegati, quasi a cancellare spazio e tempo. Un ciao sotto casa e poi appuntamento su Msn, distratti dalla vibrazione del cellulare in tasca e con l'Ipod a fare da cuffia impermeabile al mondo. Ragazzi con doppio passaporto. Abitano il mondo: la banda, il muretto, la squadra, la compagnia, il gruppo musicale, la piazzetta, le vasche del corso, la spiaggia, i concerti, il pub, la discoteca, la notte, l'automobile. Ma quando il mondo reale va a pezzi loro estraggono il passaporto di cittadinanza di quello virtuale: la musica, il fumetto e internet.
Il 23 dicembre 1997 Jorn Barger, un appassionato cacciatore americano, apre una pagina personale sul web (sarà il primo blog della storia) per condividere hobby e interessi con gli amici. C'erano una volta i diari imprigionati da lucchetti: segreti, confidenze, memorabilia. Sogni, aneliti, visioni. Oggi, sotto le onde di internet, si sono trasformati in blog. Parole che al nonno sembrano malattie tropicali oggi sono linguaggio criptato in cui la realtà giovanile si muove a meraviglia: MySpace, Live Spaces (siti che hanno dato vita al fenomeno blog), Second Life, social networks. Sono spazi pubblici di confessione, piazze ri-attualizzate degli antichi areopaghi, mercati di virtuali idee e moderne confidenze. Pure la Chiesa ne elogia le potenzialità: «l'interesse della Chiesa per Internet è un aspetto particolare dell'attenzione che essa riserva da sempre ai mezzi di comunicazione sociale. Considerandoli il risultato del processo storico scientifico per mezzo del quale l'umanità avanza "sempre più nella scoperta delle risorse e dei valori racchiusi in tutto quanto il creato"» (Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, La chiesa e internet). Dall'America all'Italia il passo è stato breve. Basta imbarcarsi su qualsiasi scialuppa e affrontare l'alto mare di Internet per scoprire la densità di popolazione, la voglia di tenerezza, il bisogno di rapporto che abita li dentro. Dietro un blog - accessibile a tutti o limitati ad una community scelta - c'è sempre una storia, un volto, una mano. L'Ermes Ronchi scrittore, nel suo libro Baci non dati (Paoline 2007) racconta che sull'atrio di sorella morte, Francesco ebbe fame. Di biscotti. Non di biscotti qualsiasi. Di quelli che partoriva donna Iacopa. Odorava di santità, ma aveva fame: di biscotti, di vicinanza, d'affetto. Non dei biscotti, ma della mano che li faceva. Non della mano: ma del cuore che muoveva la mano.
Il santo folle aveva fame di cuore di donna. Da uno spazio virtuale alla mano che muove il mouse. Dalla mano al cuore che fa muovere la mano che sposta il mouse. Il percorso è presto tracciato.
Percorso e relativi segnali di pericolo. Basti un esempio. Second Life è un mondo oggi abitato da 400.000 utenti di tutto il pianeta (secondo il sito donboscoland.it sono 9 milioni se si comprendono anche quelli inattivi). Iscriversi è semplice: a maggiore età avvenuta è gratis. All'interno si può costruire e vendere oggetti, comprare aree di terreno e condurre una "seconda vita" in cui cercare quella che la prima va negando. Gli incontri sono reali scambi tra esser umani. Un po' come succede quando è il crepuscolo a impadronirsi della giornata. C'è un mondo che sceglie orari strani per vivere. Di notte s'abbandona la formalità del giorno, la compostezza sociale, il vestito stirato, il comportamento ineccepibile. Si è liberi la notte: si fanno cose il giorno non concede. Certe città sono gemellate con la notte. Liberano da tutto, sciolgono responsabilità, convinzioni e propositi, gonfiano la trepidazione, azzannano l'immaginazione. Spingono tremendamente sull'acceleratore! Un commento a proposito della notte: "chiamatela come volete, per me può essere anche la parte perversa. Magari scambiarsi lo stesso ragazzo. Ma viene una cosa naturale perché sei talmente calata nell'ambiente, sei talmente coinvolta che andare in giro in mutande è una cosa normale. Certo è esibizionismo" (C. Fiore, Etica per giovani. Appunti e spunti per un'educazione morale, 138-141). D'altronde ogni affascinante possibilità nasconde un suadente rischio. Ma non c'è fedeltà senza rischio.

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