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Classi "ponte" per immigrati

Autore:
Ferrante, Mariella
Fonte:
CulturaCattolica.it
Alla luce dei problemi concreti che si vivono in tante scuole delle regioni settentrionali il problema va affrontato rendendo obbligatorio un test di ingresso e corsi intensivi di lingua italiana.

Negli ultimi anni è diventata prassi diffusa inserire nelle scuole italiane di ogni ordine e grado - e in qualsiasi momento dell’anno scolastico - studenti stranieri, benché privi di una conoscenza della lingua italiana adeguata ad affrontare il percorso educativo e formativo.

Gli inserimenti avvengono:
- senza offrire agli insegnanti né occasioni di formazione né strumenti di lavoro adeguati;
- senza supportare l’impegno degli studenti stranieri con corsi preparatori obbligatori di lingua italiana e itinerari di orientamento che partano dalle loro competenze linguistiche effettive.

Questa modalità di inserimento degli studenti stranieri, all’insegna dell’emergenza e della capacità di arrangiarsi di docenti e alunni, finisce per alimentare l'insofferenza e la discriminazione verso gli stranieri che a parole si dice di voler combattere e produce:
a) il disorientamento dei genitori degli alunni italiani, con conseguente fuga verso scuole che limitino al minimo gli inserimenti degli stranieri;
b) una programmazione didattica sempre più incerta e una valutazione formativa e certificativa non veritiera.

Detto che è bene distinguere che cosa si intenda per alunno “straniero” operando almeno tale distinzione:
alunni stranieri residenti in Italia da più di due anni
alunni di nuova immigrazione (questa distinzione è già in uso in USP)
Alla luce dei problemi concreti che si vivono in tante scuole delle regioni settentrionali il problema va affrontato rendendo obbligatorio un test di ingresso e corsi intensivi di lingua italiana. In tal senso la mozione votata da Lega e PDL pone delle questioni condivise da molti insegnanti.
Occorre però che fissati centralmente dei criteri la realizzazione concreta dei percorsi da realizzare per l'inserimento nelle classi ordinarie sia lasciato all'autonomia delle scuole perché le situazioni dei singoli alunni e dei singoli contesti sono troppo differenziate.

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