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Brutti, bianchi e razzisti?

Fonte:
CulturaCattolica.it

"Ignoranti, pavidi, stupidi, vigliacchi, privi di capacità e d'ingegno, nullità, penosa e noiosa classe mediocre, incivile e selvaggia".
A chi sono diretti questi insulti?
Da un razzista imbecille a un gruppo di immigrati raccolti fuori dalla stazione centrale di Milano?
NO.

Da un capo-cantiere, sfruttatore a un gruppo di manovali albanesi che hanno sbagliato le misure di un muro di cinta?
NO.

Sono alcuni degli insulti che Dacia Valent giornalista già parlamentare europea ed esponente di Rifondazione Comunista, ha ben pensato di indirizzare agli italiani in una lettera che è un capolavoro già dal titolo: "Italiani bastardi, italiani di merda" pubblicata un paio di settimane fa.

Sia chiaro che chi le ha risposto per le rime s’è preso un rincaro di dose, perché il razzismo e la maleducazione sono una strada a senso unico, una strada che presa dall’altra parte non si chiama più razzismo, ma espressione vivace e colorita di un pensiero democratico.

Pertanto resta il dubbio, l’Italia è un paese razzista?
Se sì, di chi è la colpa?

Pare infatti che episodi di violenza accaduti in questi ultimi tempi nel nostro paese abbiano fatto gridare all’emergenza razzismo ed individuare i colpevoli in coloro che vorrebbero maggiore rigore contro gli immigrati, maggiore rispetto delle leggi.

Così l’altro giorno mi chiedevo se davvero vivo in un paese razzista e non me ne sono accorta.
Provate a criticare in pubblico o tra colleghi il comportamento di alcuni immigrati, troverete subito chi ne prende le difese, perché i cattivi sono solo e sempre gli altri, i datori di lavoro, i proprietari di casa, i vigili urbani o i poliziotti.
Eppure so per esperienza che non è così.
Conosco imprese edili che non solo danno lavoro ad extracomunitari in regola e non in nero, ma che si trovano a dover fronteggiare spesso, le loro ferie che durano due mesi senza preavviso perché al paese c’è bisogno di loro, l’affitto non pagato per il quale il datore di lavoro si trova a far fronte, ci sono immigrati che quando scoprono che il lavoro in regola del figlio comporta che nel loro stipendio non venga conteggiata la deduzione per i figli a carico, decidono che è meglio che il figlio non lavori o si trovi qualcosa non in regola da fare.

Conosco immigrati che in Italia hanno grandi e belle imprese di pulizia dove lavorano i loro connazionali.
In regola? Farei un controllino, in alcuni casi si scoprirebbe che anche quando sono in regola lasciano mensilmente un compenso di riconoscenza al loro datore di lavoro.
Con questo non voglio dire che non vi siano situazioni da sanare, che non vi siano luoghi dove si creano tensioni, ma non direi Italiani razzisti.
La generalizzazione non aiuta l’integrazione.
Io dico che regole chiare e rispettate da tutti, sono un segnale e anche una "educazione" che indica la strada per l'integrazione.

Spesso è il non rispetto delle regole, il trattamento diversificato che crea inimicizia e tensioni.
Perché dove le regole sono condivise il disagio sparisce. Esempio? Periferia milanese, condominio di 14 appartamenti, senza giardino, senza cortile, solo le scale in comune, il proprietario dell’ultimo piano affitta l’appartamento a un gruppo di marocchini, questi occupano l’appartamento, lo subaffittano ad amici, d’estate dormono sul balcone, la notte bivaccano sulle scale, i condomini cominciano a protestare, ce l’hanno con i marocchini sono razzisti, insensibili? No, io direi che sono persone che vedono la loro quotidianità minacciata. A forza di richiami e di consigli gli inquilini marocchini iniziano ad osservare il regolamento, nel frattempo hanno imparato un po’ la lingua e questo permette loro di interagire con gli anziani del palazzo, rispondono al saluto dei vicini, imparano a fare la raccolta differenziata dei rifiuti, il malumore e il pregiudizio cadono.
L’altra sera alla riunione condominiale qualcuno ha detto, “i marocchini non si toccano, sono meglio del signor 'X' che dopo vent’anni ancora non sa fare la raccolta differenziata".

Poi, l’Italiano razzista ci sarà senz’altro, come del resto la Dacia Valent di turno, ma soffiare sul fuoco dei singoli episodi per dire di un popolo intero che è razzista non solo è ingiusto ma è dannoso.
Bisogna educare, bisogna ricordare il passato e la storia, anche con i "terroni" c'è stato razzismo, quando paintavano i pomodori nella vasca da bagno.

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