Omaggio a Malalai Kakar
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E' stata uccisa dai talebani, che ne avevano fatto un loro bersaglio personale. Malalai Kakar era un simbolo per le donne afghane e per tutte le donne musulmane. Lei, vissuta nell'epoca dei talebani, gli studenti analfabeti i quali avevano riportato l'Afghanistan a condizioni di vita che definire medievali è dir poco, aveva scelto una professione difficile e pericolosa e che molti anche in Occidente reputano inadatta alle donne, vale a dire la poliziotta. Aveva scelto di difendere la sua gente entrando nelle Forze dell'Ordine, di cercare di aiutare chi voleva portare un po' di ordine in una nazione sprofondata nel caos. E' stata uccisa dai talebani, i qual hanno gridato che Malalai era un loro bersaglio. Quei talebani che imposero la ribellione contro ogni cosa sapesse di moderno, dal cinema alla musica, eccezion fatta, significativamente, per quelle armi moderne che sono mille volte più foriere di morte rispetto alle spade dei guerrieri del deserto. E' stata uccisa da quei talebani che hanno ridotto le donne a degli spettri velati, imponendo quel burqa di cui non c'è traccia nel Corano ma solo nelle tradizioni tribali dell'entroterra pakistano e afghano. E dietro il burqa c'era il divieto di ogni cosa per le donne: di uscire se non accompagnate da un parente stretto, di battere troppo forte i piedi per terra, di parlare a voce alta, persino di ridere. Quei talebani che hanno impedito alle donne di lavorare e spesso anche di farsi curare se malate. Malalai invece non si vergognava del suo volto, della bellezza del suo volto che Dio le aveva dato e che proprio per questo non andava nascosta. Ancora oggi troppe donne hanno paura a mostrare il loro volto, ma Malalai non temeva questo. Sicuramente sapeva quello cui andava incontro. Proveniva da una famiglia di poliziotti, gli studenti analfabeti le impedirono di lavorare, e, alla loro caduta, fu la prima donna ad arruolarsi. E sapeva che lo spettro di quei talebani non era certo svanito nel nulla. Oggi non si parla quasi più dei talebani, oppure qualcuno riesce persino a giustificarli. Bisogna quindi parlare di Malalai, rendere omaggio al suo coraggio e al suo sacrificio di donna morta nel compiere il suo dovere per assicurare un destino più sicura alla sua tormentata terra. Bisogna rendere omaggio ad una donna morta perché per amore del suo Paese ha sfidato i pregiudizi e si è esposta a bersaglio di uomini che hanno rubato la vita a tutte le donne afghane riducendole a fantasmi senza diritto ad una vita di un essere umano. Cara Malalai, che Dio ti accolga. E che renda il tuo sacrificio come il seme che morendo dà molto frutto. E che quel frutto possa essere la possibilità per le donne musulmane, pe tutte le donne che ancora soffrono a causa di tradizioni tribali, di potersi vedere restituita la loro vita.