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La religione non è come il fumo

Fonte:
Zenit.org
L'etica laica? Rischia talvolta di assomigliare a quel tale che voleva uscire dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli!

Pubblichiamo di seguito stralci dell'intervento pronunciato questo martedì dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato vaticano, all'incontro-dibattito su “Il secolo delle fedi” tenutosi a Roma, a palazzo De Carolis, in occasione della presentazione del numero 42 della rivista “Aspenia”, il periodico trimestrale di politica internazionale dell'Aspen Institute Italia.

...desidero attirare l’attenzione del qualificatissimo pubblico di quest’incontro è che i valori, di cui la politica si nutre, ben difficilmente possono essere rispettati vivendo etsi Deus non daretur (come se Dio non esistesse). Nella distinzione dei ruoli, la politica ha bisogno della religione; quando, invece, Dio è ignorato, la capacità di rispettare il diritto e di riconoscere il bene comune comincia a svanire. (...)
Lo attesta l’esito tragico di tutte le ideologie politiche, anche di segno opposto, e mi pare che lo confermi l’odierna crisi finanziaria. Laddove si ricerca solo il proprio profitto, a breve termine e quasi identificandolo con il bene, si finisce per annullare il profitto stesso.
Esiste certamente un’etica “laica”, come spesso si dice, ossia non ispirata alla trascendenza. Essa merita attenzione, rispetto e sovente concorre al bene comune. Essa, però, rischia talvolta di assomigliare a quel tale che voleva uscire dalle sabbie mobili tirandosi per i capelli! In altre parole, non inspirandosi alla trascendenza finisce per essere più esposta alle fragilità umane ed al dubbio. Per questo motivo, nonostante nella nostra epoca si proclamino con particolare solennità i diritti inviolabili della persona, a queste nobili proclamazioni si contrappone spesso, nei fatti, una loro tragica negazione. Basti pensare alla povertà crescente, alla persistente imposizione di certi modelli culturali o economici, all’intolleranza. (...)

E’ quindi del tutto opportuno, oltre che pienamente legittimo, che i Cristiani partecipino al dibattito pubblico. Altrimenti, argomenti e ragioni teiste e religiose non potrebbero essere invocati pubblicamente in una società democratica e liberale, mentre lo potrebbero gli argomenti razionalisti e secolari, con chiara violazione del criterio di eguaglianza e di reciprocità che sta alla base del concetto di giustizia politica.
La religione non è come il fumo, che si può tollerare in privato, ma che in pubblico deve essere sottoposto a strette limitazioni.

(...) Il Cristianesimo conosce da sempre la distinzione fra la sfera religiosa e quella sociale e politica, in altre parole la sana laicità. L’ha scoperta addirittura prima dello Stato. Infatti, molti dei primi Cristiani furono martirizzati perché, pur insegnando il rispetto delle Autorità civili, si rifiutavano di offrire incenso all’Imperatore.
Nel suo recente Discorso all’Eliseo, il 12 settembre corrente, il Santo Padre ha ricordato che «sul problema delle relazioni tra sfera politica e sfera religiosa Cristo aveva già offerto il criterio di fondo, in base al quale trovare una giusta soluzione. Lo fece quando, rispondendo ad una domanda che gli era stata posta, affermò: “Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”» (Incontro con le Autorità dello Stato francese all’ Elysée, 12 settembre 2008).
Consapevole di tale distinzione, il Cristianesimo promuove valori che non si dovrebbe etichettare come “cattolici” e, quindi, “di parte”, accettabili solo da chi condivide questa fede. La verità di quei valori, infatti, sta nella loro corrispondenza alla natura dell’uomo e, dunque, alla sua verità e dignità. Di conseguenza, chi li sostiene non ambisce un regime confessionale, ma è semplicemente consapevole che la legalità trova il suo ultimo radicamento nella moralità e che quest’ultima, per essere pienamente umana, non può che rispettare il messaggio proveniente dalla natura della persona, perché in essa è iscritto anche il suo «dover essere». Pertanto, quando la legge positiva è in armonia con la legge naturale, l'attività dell'individuo e della comunità rispetta la dignità umana ed i diritti fondamentali della persona e può evitare tutte quelle strumentalizzazioni che rendono l'uomo miseramente schiavo del più forte (...)

La frequenza degli interventi a tutela dei “valori non negoziabili” è determinata dall’assiduo riferimento a tali questioni nell'agenda politica odierna e dalla loro grande portata. Quando la politica cerca di sostituirsi alla natura dell’uomo, anziché difenderla, o quando il legittimo bilanciamento dei poteri e delle responsabilità dello Stato non viene rispettato ed in gioco c’è questa stessa natura, allora i Pastori debbono intervenire: non per hobby o per prevaricazione; quanto, piuttosto, per difendere la dignità e, in ultima analisi, il bene della persona e della società, da manipolazioni facilmente presentate come liberazioni. Non si tratta, pertanto, di un'indebita ingerenza della Chiesa in un ambito che non le sarebbe proprio, ma di un aiuto per far crescere una coscienza retta ed illuminata e, perciò stesso, più libera e responsabile. Del resto, né la democrazia è la regola del “non disturbo”, né la morale cattolica un utile “instrumentum regni”!
(...)

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