Primo giorno di scuola: maestre in lutto
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Ve lo ricordate il vostro primo giorno di scuola?
Io sì, avevo il grembiule bianco, il fiocco blu, lo stemma con la classe prima appuntato al petto come un’onorificenza, mi avevano regalato una cartella di cuoio rosso, che a pensarci ora, somigliava a quella che usavano i muratori per metterci il pranzo nella ‘schiscetta’, ma a me sembrava bellissima.
Anche la mia scuola mi sembrava grandissima e bellissima, con i banchi in formica verde, la maestra che faceva l’appello e cercava di mettere tutti a proprio agio, conservo il mio primo quaderno a quadretti grandi, dove con tratto incerto feci il mio primo disegno, la maestra in cattedra.
I bambini che hanno affrontato ieri il primo giorno di scuola, che ricordo serberanno?
A Firenze in alcune scuole li hanno accolti le maestre vestite di nero e all’ingresso della scuola i paramenti a lutto, come quando il nonno è passato a miglior vita.
In altre città le maestre avevano la fascia nera al braccio.
Le cronache raccontano di una scuola di Roma occupata, insegnanti e genitori a fare comunella, tra pizza e vino e gli alunni in palestra a passare il tempo, pare l’occupazione durerà una settimana.
Legittima la protesta, ma coinvolgere i bambini nella protesta è un autogol, è come dichiarare che al centro dell’attenzione non c’è l’impegno educativo e il bene degli alunni viene dopo gli umori degli adulti, dopo le loro rivendicazioni, e se è comprensibile difendere il proprio posto di lavoro è meno comprensibile la difesa di “casta”.
Ci siamo lamentati sino a ieri che i ragazzi non conoscono più le tabelline, non conoscono la geografia e le poesie che non si imparano più a memoria rimangono per molti materia astrusa.
Pochi mesi fa l’allora ministro Fioroni disse che gli studenti erano ignoranti e che i docenti assenteisti e fannulloni sarebbero stati licenziati, protestarono solo gli studenti, il sindacato fece qualche mugugno, e tutto finì.
Non basta segnalare il malcostume, bisogna capire cosa lo ha negli anni provocato e cosa si deve fare per sconfiggerlo.
Non basta lamentarsi che gli universitari non leggono libri che non siano scolastici e non sanno fare di conto senza calcolatrice, del resto, se nella classifica Ocse dei Paesi più istruiti l'Italia è al 28° posto su 30, qualcosa vorrà ben dire, e soprattutto qualcosa si dovrà pur fare.