L’umano religioso
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Famiglia, formazione e fede. Sono “le tre parole, i tre valori” che Benedetto XVI ha consegnato ai giovani sardi raccolti in piazza Yenne a Cagliari. Ha chiesto loro di pregare lo Spirito per avere la luce e la forza di farli propri. “Riappropriatevi, cari giovani, del valore della famiglia; amatela non solo per tradizione, ma per una scelta matura e consapevole. L’amore vero non s’improvvisa, è fatto di responsabilità, e anche di senso del dovere”. Niente di più lontano dalle facili e vuote lusinghe che sono offerte ai giovani dalla mentalità consumistica del “mordi e fuggi”, in cui “il guadagno e il successo sono diventati i nuovi idoli”. C’è un passaggio del discorso che colpisce per la sua rilevanza culturale e antropologica. Sviluppando il tema dell’emergenza educativa, giudicata come incapacità di tramandare il patrimonio culturale e i valori fondamentali di una società, Benedetto XVI esorta i giovani a essere “davvero liberi, ossia appassionati alla verità”. La verità vi farà liberi, ha detto Gesù. Il nichilismo moderno predica l’opposto, che cioè è la libertà a rendere veri, fino a negare la verità stessa. In questo passaggio del discorso mi pare racchiusa una verità di sempre e insieme una lettura interessante del dramma moderno in cui si è operato il ribaltamento di prospettiva ideale descritto dal Papa. Ci sentiamo liberi di scegliere, di cambiare, di non sentirci legati da vincoli ideali, ma, alla resa dei conti, sembra che manchi l’essenziale perché in questo scambio/scelta di cose e persone, è stato escluso il nostro io e con lui un criterio di giudizio. È come se avessimo pensato noi stessi alla stregua delle cose, fossimo rimasti sul piano materiale, esteriore e mancasse il nostro cuore. E’ nell’insoddisfazione continua che sperimentiamo che l’io umano è sete d’infinito, è nelle situazioni quotidiane che si svela la nostra natura irriducibile. Tuttavia trascuriamo questi segnali d’infinito che sorgono in noi inaspettatamente, fino a trascurare noi stessi. Liberi per cosa se non c’è niente con cui confrontare se stessi? È solo di fronte alla verità che la libertà acquista valore e soddisfa. Senza verità, senza un termine di confronto esterno a noi, non c’è soddisfazione vera, ma momentaneo appagamento, effimero com’è effimero un momento che passa. Di fronte alla verità, invece, la libertà può lottare, ribellarsi, ma misurarsi in un’esperienza umana che è preclusa a chi non accetta confronto e si ferma alla propria reazione o al proprio pensiero. Ecco allora la proposta, originale, che ci stupisce come può stupire solo ciò che veramente corrisponde: la fede come uno stare con Gesù da cui imparare ciò “che la società spesso non è più in grado di dare, cioè il senso religioso”. È il senso religioso vissuto, lo spazio dato alle domande che abitano il cuore di ogni uomo e lo pongono in dialogo con la Presenza misteriosa che la ragione avverte e non sa spiegare, a dare libertà alla vita, costruttività e bellezza. “La fede, prima che una credenza religiosa, è un modo di vedere la realtà, una sensibilità interiore che arricchisce l’essere umano”. Gesù risponde al nostro cuore ma non chiude la posizione religiosa di domanda umana, al contrario, esalta l’umano perché dona al vivere una pienezza e un’intensità nuova.