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Una quercia indomita

Fonte:
CulturaCattolica.it
La giornata del Papa in Sardegna

“Lo spettacolo più bello è quello della fede di un popolo”: così ha detto l’arcivescovo nell’indirizzo di saluto al Papa ieri davanti a una folla festosa, accorsa da tutta la Sardegna, di 150mila persone nella piazza dei centomila antistante la Basilica di Bonaria. Questo spettacolo così bello è stato offerto a Benedetto XVI che col passare dei minuti sembrava quasi si sentisse ancora più a suo agio, tra i malati, i centenari (una vecchietta di 106 anni gli ha augurato di arrivare alla sua età) e tra la grande folla che ha gustato e applaudito per ben trenta volte la sua bellissima omelia, durante la quale ha voluto parlare della storia del cristianesimo in Sardegna dove esso è stato portato non dalla violenza o imposto con la forza, ma è germogliato dal sangue dei martiri. E così ha cominciato a ricordare la nostra storia, a partire da papa Ponziano condannato come altri cristiani ad metalla - così si chiamavano le miniere dove venivano spediti i condannati dai tribunali romani - e poi, via via, la lunga teoria di santi vissuti o nati in Sardegna, nelle vari zone della Sardegna.
Commovente inoltre è stato il modo con cui ha definito il popolo sardo: una quercia che resiste indomita nella fedeltà a Cristo, un popolo pieno di sobrietà, riservatezza e senso del dovere che ha saputo resistere nei secoli alle varie eresie e si è mantenuto sempre fedele.

In fondo tutta la visita di Benedetto XVI era basata su questo: sulla millenaria fede del popolo sardo; e la fede, se è vera, genera una cultura, cioè un modo di rapportarsi con la realtà diverso e bello.
In questo senso va interpretato quel prezioso richiamo, che tutti i quotidiani oggi hanno sottolineato, all’impegno politico del cristiano, che responsabilmente deve proporre la propria visione positiva della vita politica come servizio al bene di tutti. E mi veniva in mente la situazione politica della Sardegna che se fosse guidata da persone veramente animate dal desiderio del bene comune sarebbe decisamente più vivibile. E i giovani, durante il festoso incontro del pomeriggio (la giornata della gioventù sarda!), hanno raccontato al Papa tutti i problemi che loro vivono in prima persona ricevendo da lui l’incoraggiamento e le indicazioni per una vita bella come è quella che merita l’ardore della giovinezza: la bellezza della famiglia (la famiglia vera) che merita di essere vissuta con una responsabilità che non si improvvisa, l’urgenza della formazione in una situazione di emergenza educativa che è sempre più preoccupante anche in Sardegna e infine la fede.

Con la fede si è iniziato e con la fede si è concluso: perché è solo con una fede salda che sappia riconoscere la Presenza di Cristo nella storia e nella vita di un popolo e del singolo che si può costruire quella che Giovanni Paolo II ha definito civiltà dell’amore.

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