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L’avventura e la sfida ricominciano

Autore:
Bruschi, Franco
Fonte:
CulturaCattolica.it

Rientrando in classe per l’inizio di questo nuovo anno scolastico, non posso non aver presente la conversazione con una mia alunna di quinta, nel maggio scorso, davanti a una bella pizza. Io le dico: “Senti, cosa porti via da questi tre anni vissuti insieme?” Lei mi risponde: “Quello che mi ha colpito è stato uno sguardo umano diverso”. E ha fatto questo esempio: “Quando lei entra in classe saluta ciascuna di noi personalmente, le chiede come va la vita, si vede che le interessano le nostre persone, a differenza di alcuni suoi colleghi”. E’ esattamente quello che mi è successo circa 40 anni fa e che risuccede ogni volta quando incrocio lo sguardo dei miei amici, che mi testimoniano lo sguardo umano di Cristo su di me, pieno di stima alla mia persona, di interesse alla mia felicità, di misericordia, di incitamento alla vita, desideroso di comunicare il senso delle cose, lo sguardo di chi ti dice: “Guarda che io per esistere ho bisogno di te”.
Poi la mia alunna ha aggiunto un’altra cosa che l’ha colpita: “Si ricorda prof i primi tempi, quando io le parlavo del mio moroso, del bene che ci volevamo, che lui era così importante per me. Lei mi diceva: ‘Non penserai che questo ragazzo sia la risposta al tuo desiderio di felicità, guarda che quel desiderio è molto più grande, è infinito e la risposta che tu desideri è imparagonabilmente più grande. L’amore scatta per farti accorgere chi sei, come sei fatta e per innescare questa ricerca’.
In quel momento ho capito che se lo sguardo umano non arriva al giudizio, può apparire qualcosa di sentimentale, di non vero”.
In un incontro con Giancarlo Cesana, in cui raccontavo questa esperienza, lui ha detto: “Bisogna amare lo scopo e lo scopo è la vita, siamo noi, è quello che c’è, e questo nell’educazione è fondamentale, perché l’educatore usa la sua libertà imperfetta, incompiuta per far venir fuori dall’imperfezione la libertà degli altri, che non verrà mai fuori definitivamente, infatti don Giussani diceva che l’educazione è l’opera infinita della vita. Come si fa ad educare questi ragazzi che a volte appaiono svogliati, senza attenzione, senza interesse, senza quello che dovrebbero avere per stare in classe, come si fa se non si vuol bene a loro? Se non si vuol bene a noi stessi? Se non si vuol bene alla vita? Se non si sente “l’erba che cresce”? Se non si sente il cambiamento piccolo che avviene? Se non si percepisce il piccolo cambiamento dello sguardo che si muove? La vita è una grande avventura e come diceva Chesterton: il giorno dell’avventura è il lunedì, perché il lunedì è il primo giorno della settimana.”
Lunedì 8 settembre è ricominciata l’avventura che rinnova la sfida.
Immersi in una cultura che continuamente ribadisce che l’uomo altro non è che un grumo di materia destinato a sparire, un giovane deve essere aiutato a riconoscere di essere connotato dall’infinito, come quando uno si innamora e dice: “Che bello se questo istante durasse per sempre!” Questo è l’infinito che emerge in noi! E’ talmente affascinante che spesso succede che una cambia continuamente il moroso o la compagnia, va a ballare in discoteca fino alle sei di mattina, si spinella, nell’illusione che quell’attimo possa durare, che il suo cuore trovi soddisfazione.
Invece ciò che emerge dall’esperienza è molto semplice: siamo fatti di infinito, siamo fatti per le stelle.
Lunedì mattina chiamando per nome ogni mia alunna chiedevo di far memoria che quel nome, scelto il giorno del battesimo, dell’immersione nell’acqua battesimale significa questo: la sete del tuo cuore non può esser soddisfatta da una fonte d’acqua qualsiasi, perché è infinita e tu hai dentro la domanda che questo sia possibile, che ne possa fare esperienza. Io sono qui, vicino a te, per condividere questa domanda e per aprirti a questa esperienza. La scuola ha bisogno di testimoni, persone che testimonino uno sguardo, un respiro attento all’unità della persona, che aiutino i ragazzi ad avere stima di sé, a reggere questo livello di sfida, a compiere un cammino come quello di Dante che, in compagnia con Beatrice, ha visto il suo volto nel volto di Dio, ha visto la sua umanità rispecchiarsi nel volto del Mistero.

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