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Evviva il voto in condotta!

Fonte:
CulturaCattolica.it
L'anno scolastico comincia con un'altra certezza: tornano i voti al posto dei giudizi e il voto di condotta torna a far media e a provocare anche la bocciatura.
Un contributo per dialogare, senza schemi.

Ho due figli in età scolare. La più grande ha appena ultimato la quinta elementare. Frequentano una scuola cattolica, dove vige il maestro unico. E' con una singola figura di maestra che si relazionano durante la settimana, fermo restando che in certe ore (per materie come canto e musica, computer, inglese e religione) intervengono gli esperti. Sono pienamente soddisfatto della cosa e devo aggiungere che, collaborando con quella scuola da venticinque anni, ho visto decine e decine di ragazzi crescere molto bene, apprendere molto bene, riuscire molto bene nel loro successivo percorso formativo.

Questo per rispondere a chi, come l'on. Berlinguer, al quale dobbiamo parecchi disastri, sostiene che "una scuola che ha un'offerta didattica monocorde è antica" e che "non si può tornare al passato". E perché no? Se il presente non va, perché non tornare al passato? Boh! Deve essere uno di quei dogmi indiscutibili del laicume nostrano.

Quando venne introdotto il pool di maestre molti misero in guardia la politica e il mondo sindacale: c'era il rischio di frastornare i bambini, che fino ad una certa età hanno bisogno di sicuri punti di riferimento. Tanto più in una società come quella di oggi, sempre più carente di padri e madri. L'on. Berlinguer ha proprio paura che la scuola si trasformi in una maternage. E' un ideologo, astratto come tutti gli ideologi. Mai come oggi i bambini, più che di nozioni e competenze, hanno bisogno proprio di maternità e paternità. Chi vive dentro la scuola lo sa e lo vede.

Molti, dunque, misero in guardia la politica e il mondo sindacale. Ma la riforma passò, grazie alla grancassa degli intellettuali e dei sindacati. Favorevoli, certo, per piazzare tanti altri potenziali iscritti nel mungitoio allegro della scuola statale. Oggi i sindacati accusano il governo di tornare al maestro unico solo per risparmiare, tagliando posti di lavoro. L'accusa si può benissimo ribaltare contro di loro: sull'altare della ricerca di nuovi posti di lavoro e di nuovo potere sindacale, si immolarono i bambini.

Che il futuro sia Berlinguer e la Gelmini il passato è tutto da dimostrare. Viva il maestro unico!

L'anno scolastico comincia con un'altra certezza: tornano i voti al posto dei giudizi e il voto di condotta torna a far media e a provocare anche la bocciatura. Su voti e giudizi non c'è da dire gran che: di sicuro il voto non si presta ad interpretazioni, ma è anche vero che nella scuola di oggi non si può più affibbiare un voto senza che esso sia accompagnato da un giudizio che lo motiva adeguatamente.

La vera rivoluzione è il ritorno del voto di condotta e questo è l'uovo di colombo che tutti aspettavamo. Siamo stati per anni a piangerci addosso perché nelle scuole non c'è più rispetto, non c'è più educazione, imperversano i bulli ed i violenti che mettono sotto tutti. Si piangeva, ma non ci si davano le armi efficaci per contrastare il fenomeno. Il voto di condotta che fa media e determina la bocciatura non è certo la panacea, non è il solo provvedimento da prendere, ma è un deterrente, un segnale di rigore e di chiarezza.

Ora le scuole dovranno essere le prime a chiarirsi le idee, per spiegare alle famiglie e agli studenti quando e perché si è insufficienti in condotta. Ora, soprattutto, i bulli non avranno più vita facile, non dovranno essere per forza mandati avanti, non potranno più rovinare e tiranneggiare coloro che a scuola vengono per lavorare e che sanno rispettare il prossimo.

C'è, infine, il capitolo esami di riparazione. Chi, come me, vive nella scuola, può assicurare che non c'è stato niente di più goffo, equivoco e confusionario di quanto prodotto dall'ex ministro Fioroni. Il quale continuava a parlare di rigore, e ha sortito l'effetto contrario: quest'anno si sono moltiplicate le promozioni e si sono ridotti perfino i debiti. L'anno scolastico si concludeva ad agosto e molte scuole si sono adeguate, facendo gli esamini di promozione chi alla fine di giugno e chi a luglio, cioè qualche settimana dopo la fine delle lezioni. E oplà, come d'incanto le lacune sono state sanate. Chi, come il mio Istituto, ha scelto di fare gli esami a settembre (perché così la cosa era seria e si dava ai ragazzi il tempo di prepararsi) ha dovuto motivare la propria decisione, come se fosse una grave eccezione alla regola. Cose da pazzi!

Ora sembra che la sinistra degli studenti si stia mobilitando contro i provvedimenti del nuovo Ministro. Vogliono una scuola senza regole, senza merito, senza fatica. Il Sessantotto ha fallito, ma è duro a morire. Vedremo alla prova dei fatti quanto questi signori avranno la capacità di esercitare sui giovani (che dicono di rappresentare) fascino e capacità di mobilitazione.

La sensazione è che siano dei dinosauri fuori dalla storia. Che siano loro il vero passato.

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