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"Un varco nel muro" lettere, e-mail, sms

Fonte:
CulturaCattolica.it
Della vita Ester non censura nulla e non sottovaluta niente, nemmeno un sms, il modo “brutale” e sintetico con cui i giovani d’oggi ci chiedono attenzione.

Il libro di Ester Capucciati “Un varco nel muro” è la testimonianza di come ciò che salva la scuola, non sono i programmi, i piani di orientamento formativo, ma le persone. Chi nella scuola “ci sta”, chi ogni mattina guarda in faccia l’altro, l’alunno, non come uno a cui fornire un servizio, la lezione, ma come una persona con un suo destino, con una domanda spesso confusa, ma con il desiderio che accomuna tutti, quello di essere felici.

Le circostanze del mio incontro con Ester Capucciati sono state davvero curiose.
Ero al meeting di Rimini, e mentre bevevo un caffè ad uno dei bar della fiera, un piccolo libro appoggiato alla cassa, attira la mia attenzione: - Un varco nel muro - sottotitolo: lettere, e-mail, sms, i ragazzi scrivono alla prof di religione.
Ho appena trascorso le vacanze con alcuni amici la cui figlia adolescente, non faceva che inviare sms in continuazione, poi, con noi che le stavamo vicino la conversazione si faceva formale, e monosillabica, entrare in comunicazione con lei, trovare “un varco nel muro” del suo mondo sembrava davvero difficile, così quel piccolo libro mi incuriosisce e chiedo alla cassiera dove lo ha acquistato.
Scopro così che il libro è appena uscito e l’autrice è una sua amica - si tratta di una persona speciale - mi dice la cassiera.

Un quarto d’ora dopo sono seduta al tavolo del bar con Ester Capucciati, basta poco per capire che la cassiera aveva ragione.
Cinquant'anni, 2 figli, capelli lunghi e lisci, occhi e bocca che sorridono all’unisono, una vera passione per la vita e per i suoi studenti.
Parlando mi dice: - Non sono mai uscita da una classe senza poter dire di non averci guadagnato qualcosa dal rapporto con quei ragazzi
Poi mi racconta di come sia nata quest’idea, dei ragazzi che attendono di poter leggere il “loro” libro, mi legge la lettera di una sua alunna, la lettera non è tra quelle del libro perché è arrivata a libro ultimato, ma è chiaro che chi scrive lo fa sapendo d’essere ascoltata e stimata.
Mi parla di Mattia, un alunno morto in un incidente stradale a cui il libro è dedicato, della sua storia e dell’amicizia nata con la sua famiglia dopo la sua morte.

Mentre parla non posso non pensare ai miei insegnanti di religione delle superiori che non hanno lasciato traccia nella mia memoria, o a quei catechisti che proprio perché mi hanno stimata più di quanto io stimassi me stessa, mi hanno aiutata a non sentirmi sola in questo mondo, mi hanno indicato la strada che avevano incontrato lasciandomi libera di scegliere se percorrerla.

Nel pomeriggio passo in libreria a comperarmi il libro e cosa che non faccio mai, ne compero delle copie da regalare ancora prima di averlo letto.
Il giorno dopo leggo il libro per capire se è il regalo giusto per le persone a cui l’ho destinato.
Risposta affermativa.
Si tratta di un libro che non può non destare il desiderio di essere guardati come Ester Capucciati guarda i suoi studenti e di guardare a chi ci sta intorno, ai nostri figli, con quello sguardo che Ester ci indica, consapevoli che i loro dubbi e le loro incertezze sono le nostre, e così anche il loro desiderio di essere amati e di essere felici è identico al nostro.
Della vita Ester non censura nulla e non sottovaluta niente, nemmeno un sms, il modo “brutale” e sintetico con cui i giovani d’oggi ci chiedono attenzione.

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