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Chi non è d’accordo con il padre di Eluana è «cinico e crudele»

Fonte:
CulturaCattolica.it
Così è stato affermato in una trasmissione radio

Venerdì 1 agosto, durante la trasmissione radiofonica “Zapping”, su RAI 1 dalle 19,40 alle 20,50 circa, un Giornalista presente come “esperto”, a proposito del drammatico caso di Eluana Englaro ha fatto un’affermazione davvero assai pesante.

Ma vorrei premettere un’osservazione: tutti gli Ospiti che via via partecipano alla trasmissione, sono indicati come “i nostri Esperti”; esperti di che cosa? Di tutto, sempre? Sono in genere giornalisti, alcuni Docenti universitari, ed “esperti” di comunicazione, come ad esempio la signora Marina Salomon, che il dott. Forbice, curatore della trasmissione, presenta come imprenditrice esperta di comunicazione: appunto! Sono tutte Persone un poco più al corrente di noi di ciò che succede (forse) ed hanno un’opinione che sono particolarmente capaci di esporre in modo efficace ai microfoni. Cioè opinionisti che la sanno dire bene. Il loro parere equivale a quello di tantissimi altri, e non ha alcun valore dirimente sulle varie questioni. Capisco che la logica della trasmissione prevede interlocutori in studio, capisco che a volte è necessario ricostruire l’esatto svolgimento dei fatti di cui si tratta, ma anche in questo ruolo gli Ospiti debbono essere consapevoli dei loro limiti, che sono quelli di tutti. Ciò dovrebbe suggerire prudenza e rispetto per le posizioni altrui.

L’affermazione “assai pesante” è all’incirca questa: come si fa a costringere una Persona a restare in vita in quello stato, è una violenza degradante per Lei e per coloro che le sono vicini. Mi colpisce - ha proseguito - il cinismo e la crudeltà di coloro che, riferendosi ad una Chiesa, vogliono imporre una simile violenza. Ripeto, non sono del tutto le parole testuali, ma sono assolutamente fedeli a quanto affermato, in particolare i termini «cinismo» e «crudeltà».

Non voglio aggiungere nulla a ciò che altri hanno detto anche in questo sito con sensibilità e profondità sul terribile dramma di Eluana Englaro e di suo Padre, che merita tutta l’umana comprensione. Mi permetto solo alcune considerazioni in merito alla dichiarazione che ho ascoltato.

Se sono bene informato, quattro sentenze, esito di diversi gradi di giudizio, non hanno espresso parere unanime; ciò dimostra quanto meno la delicatezza e complessità del caso, per il quale invece “l’Esperto” ha individuato la giusta soluzione.

Questo Signore ovviamente è libero di avere ed esporre le sue opinioni, ma proprio per questo deve accettare anche le critiche alle sue affermazioni violente, grossolane, e gravemente offensive di tanta gente che come Lui, e forse più di Lui, percepisce lo strazio della tragedia che ha colpito quella famiglia.

Anche su questo sito come in tante altre occasioni, si sono avute testimonianze di persone colpite dallo stesso dolore che si sono pronunciate a favore della vita; vita misteriosa, per noi difficile da comprendere, ma pur sempre vita. Perché debbono fare testo pochi episodi umanamente tragici, strumentalizzati politicamente, e non un’infinità di altri che si consumano nel silenzio ed in una consapevole dedizione che suscita commozione e riserbo.

Nessuno è padrone della vita, né della propria né tanto meno di quella altrui; non ce la siamo data noi. Questo è un fatto. Io credo che l’abbiamo avuta in dono gratuito, tramite i nostri genitori, dal Creatore del cosmo per un disegno misterioso, ma non per questo meno affascinante, comunque si presenti. Se non siamo padroni della vita, cosa ci autorizza a sopprimerla in taluni casi? Che senso ha allora la campagna per la moratoria della pena di morte?

Dove è il limite alla nostra “discrezionalità? Perché non interrompere pietosamente la vita di un handicappato fisico e psichico, o di un uomo uscito completamente di senno, pericoloso per sé e per gli altri? Dov’è il limite, e chi decide di varcarlo? Si tratta di quei limiti che infranti, superati, non si sa dove portino la convivenza umana, come abbiamo visto nella storia.

Molti in questi giorni citano come equa soluzione al problema «il testamento biologico», certo potrebbe essere uno strumento, ma i problemi etici connessi, molto più importanti delle singole opinioni, non sono così scontati: se nessuno è padrone della vita, non lo è neppure della propria!

Inoltre mi pare che sia sbagliata la premessa della pesante affermazione del Giornalista esperto: “come si fa a costringere una Persona a restare in vita in quello stato”. Ferma restando la compassione, cioè la partecipazione commossa, per l’indiscutibile dramma umano, quella cara sfortunata ragazza non è costretta a stare in vita, è in vita. Non vi è costretta da nessuna macchina, da nessun “accanimento terapeutico”. Per interrompere la sua esistenza occorrerebbe non nutrirla e non idratarla, cioè non alimentarla e darle da bere, che è ben diverso da “staccare la spina”, e non vi è chi non lo capisca. Per rispetto del dolore del Padre di Eluana non do un nome a questa ipotesi; tuttavia, per quel che capisco, questa è la reale drammatica alternativa che colpisce nel profondo la coscienza di ognuno.

Le implicazioni sono numerose e gravi, coinvolgono l’antropologia umana di ciascuno, e nessuno può chiamare “cinico e crudele” chi non la pensa come lui, sia che si tratti di singole persone, sia di fedeli di un avvenimento che da 2000 anni ha dato senso alle parole pietà, giustizia, solidarietà; no non può, è davvero troppo arrogante. A poco servirebbe ricambiarlo con parole altrettanto pesanti, invece di cercare di comprendere la pietà che certamente lo muove.

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