Antidoto al nichilismo
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
L’acqua del Gave scorre veloce e fredda a pochi passi dalla grotta di Massabielle dove, l’11 febbraio del 1858, la Vergine Maria, “l’Immacolata concezione”, apparve per la prima volta a Bernardette Soubirous. Se si cammina lungo il muretto che costeggia il fiume, si avverte l’umidità che ha intriso anche le ossa di quella ragazzina, analfabeta e umile che ha portato al mondo l’annuncio della Vergine che chiedeva “penitenza!”, l’apertura dei cuori a Dio. Quest’anno ricorrono i 150 anni dalla prima apparizione e a Lourdes si celebra l’anno giubilare. La folla dei malati è impressionante: quanta sofferenza e insieme quanta dignità! Non si può sfuggire alla commozione che invade l’animo di fronte a tanto dolore, ma neppure di fronte allo sguardo e ai gesti amorevoli dei volontari che li accolgono e permettono ai malati di transitare sotto la grotta o di partecipare alle diverse celebrazioni. E’ un mare di carità in cui ognuno è abbracciato e ci si sente uniti da quel Mistero, che è la vita di ciascuno. Ho pensato a Eluana che il padre vuole far morire. È di nuovo stato evidente che il problema della vita è amare, perché solo l’amore accetta la sofferenza. I malati a Lourdes hanno accanto qualcuno che li ama e porta insieme con loro il peso della sofferenza, condivide con loro la domanda di senso della vita e del dolore. Andare da Maria, a Lourdes, è mettere nelle sue mani la croce, è appoggiarsi a Lei, che è stata sotto la croce del nostro Salvatore, perché il peso non sia insopportabile. Un altro pensiero mi ha accompagnato nella permanenza a Lourdes: l’importanza che la fede diventi cultura, generi un modo nuovo di giudicare e di conoscere la realtà, di affrontare le situazioni concrete della vita. Occorrono l’impegno e la responsabilità di tutti perché i giovani siano educati ad amare e a difendere la vita, in tutti i suoi stadi e in tutte le sue condizioni. I tanti che oggi faticano a trovare un senso nella sofferenza o i tanti che si pongono domande sulla dignità della vita quando essa si presenta in condizioni precarie o disperate, dovrebbero visitare Lourdes. Da sempre la commozione è un semplice e potente antidoto al nichilismo. A Lourdes si sperimenta che la speranza è possibile, si può guardare il mondo senza paura perché non si è soli, si cammina in mezzo a un popolo. Le fiaccole che alla sera illuminano il piazzale antistante la basilica sono un segno potente della ragione e della fede che, unite, gridano al mondo che si può vivere sperando e amando, sempre, perché Dio c’è. E se c’è Dio la vita è per sempre.