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Giudizio

Autore:
Pagetti, Elena
Fonte:
CulturaCattolica.it

Abbiamo bisogno di sperimentare l’unità della vita, che non ci sia, cioè, quello scarto doloroso e insopportabile tra il lavoro, la famiglia, il tempo libero, gli amici. Invece, ogni giorno, questa esigenza del cuore sembra smentita da contraddizioni interne ed esterne a noi, dalla frenesia del nostro tempo che ci rende dimentichi di noi stessi fino a diventare incapaci di un giudizio ragionevole sulle situazioni, che tenga conto di tutti i fattori in gioco. La stessa esigenza e lo stesso compito di maternità o paternità sembrano impossibili da svolgere, troppe cose ci “occupano”, rendendoci, alla fine aridi, soli. Una delle esperienze più belle e interessanti è incontrare qualcuno che viva la vita come vocazione, come chiamata a un compito e sia lieto. E’ la semplicità del cuore che investe l’intelligenza e la libertà, fino a rendere possibile quello che oggi sembra impossibile: vivere pienamente, con gusto il proprio dovere di padre o madre, gioire per quello che la grazia di Dio fa accadere sotto i nostri occhi, sentirsi legati al mondo intero perché nessuno è fatto per vivere solo, chiuso nel suo “buco”. Chi vive così impara dall’esperienza, non permette che le cose accadano invano. Ogni giorno accadono eventi più o meno importanti di cui veniamo subito informati (anche se si potrebbe aprire una parentesi sulla qualità dell’informazione), ma cosa tratteniamo per noi? Di cosa ci sentiamo parte? Si parla di identità debole come fattore di crisi dell’uomo postmoderno, nel contempo si ha spesso paura di un’identità forte. Ma senza un’identità forte, consapevole e radicata in un ideale, non si può costruire nulla. Da pochi giorni è stato aperto da Benedetto XVI l’anno paolino. Mi torna in mente una frase di San Paolo che sembra svelare un segreto che può guidare la vita. “Il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio”. (1 Corinzi, 3, 22). E’ un giudizio forte, una consegna autorevole, offerta come strada per allargare la ragione. Riconoscendo un’appartenenza ci ritroviamo in mano la vita. Essere di Cristo significa essere amati, sempre, dentro tutti i nostri limiti, così come siamo. L’anno Paolino sia occasione per scoprire un uomo, Paolo, che da persecutore divenne testimone cattolico e universale della fede in Cristo. Non per tornare al passato, ma per vivere il presente, imparando da lui la fede, la ragione e la libertà. Ne abbiamo bisogno.

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