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L’esame di maturità ripropone l’emergenza educativa

Autore:
Pagetti, Elena
Fonte:
CulturaCattolica.it

È noto a tutti il grossolano errore in cui è incorso il Ministero della Pubblica Istruzione, nella persona di un suo funzionario, con la formulazione della tipologia A della prima prova dell’Esame di stato. Scrive Orlando Mazzetti in “A PROVA DI ESAME – Guida pratica all’esame di stato”, ed. Archimede, pag. 60, illustrando la tipologia A dell’esame di stato: “prevede analisi e commento, anche arricchito da note personali, di un testo non letterario o letterario, in prosa o in poesia, corredato da indicazioni che orientino nella comprensione, nell’interpretazione d’insieme del passo e nella sua contestualizzazione”. Questo è il punto: indicazioni che orientino nella comprensione, non che sviino o siano da confutare. Ho letto su “Il Giornale” che il ministro ha precisato che le indicazioni che accompagnano la poesia "non tracciano un percorso obbligato; possono essere anche discusse o ribaltate”. Come si può chiedere ai ragazzi di confutare totalmente l’analisi guidata a un testo, per giunta letterario, di un autore noto, in un contesto che presenta altre caratteristiche? Come possiamo pensare di educare i ragazzi “in negativo”, proponendo loro una guida al testo che fa riferimento a concetti noti, belli e interessanti come, appunto l’influenza della donna su Eugenio Montale, per orientare la lettura di una poesia esplicitamente scritta con altra intenzione? Per diverse ragioni, non ultima la presenza dell’analisi guidata, ho consigliato ai miei studenti di privilegiare questa tipologia. Per questo mi trovo inorridita, arrabbiata e agguerrita nel difenderli. Poverini, immediatamente dopo la lettura del testo, si sono chiesti come si potessero riferire le indicazioni e le richieste della traccia alla tematica della presenza della donna, trattandosi di una poesia della prima raccolta poetica, “Ossi di seppia”, che è nota per altre caratteristiche. Il testo, da solo, senza guida, si prestava molto bene a mettere in luce gli aspetti formali, stilistici, linguistici … tutto quello che si voleva richiedere per svolgere un’appropriata analisi testuale. Anche le tematiche della prima raccolta si possono ritrovare nella poesia proposta, senza aggiunte e commenti. Mai nessuno, finora, aveva pensato che un’analisi potesse accompagnare un testo letterario per essere totalmente smentita. Questo, in un’epoca in cui la scuola pone al centro le tecniche di apprendimento è un grosso errore metodologico. E anche di ragione. La ragione si muove per una percezione positiva della realtà. Il tema doveva forse esaurirsi in una frase: SIETE SICURI DI QUELLO CHE CI STATE CHIEDENDO?
Le tracce di quest’anno, in particolare Montale e il tema dello straniero nella letteratura e nell’arte, hanno proposto testi di alta liricità, di affascinante bellezza, traditi da una superficialità di impostazione. Un bello emotivo, non supportato da adeguate ragioni per cui all’errore grossolano dello scambio di persone si è aggiunta l’altra scorrettezza di non riportare l’indicazione della dedica “a K.”, lasciata da Montale. L’episodio accaduto dimostra che il bello è compagno del vero, altrimenti c’è qualcosa che stona. Il saggio breve sulla presenza dello straniero nella letteratura e nell’arte meriterebbe alcune osservazioni. Un luogo comune sembra strisciare sotto il susseguirsi dei passi di autori (tralascio la critica allo spropositato numero di testi sottoposti allo studente!) Nella letteratura, infatti, lo straniero è un tema complesso e sfaccettato, in cui gli scrittori hanno espresso la percezione del proprio “io”, straniero tra gli uomini, che vede ciò che gli altri non vedono. Non tanto o non solo l’idea che lo straniero sia il diverso, colui che accettiamo a fatica, come si pensa oggi e come, univocamente, a parte un solo accenno, sembra suggerire la traccia.
Jean Guitton, in “ARTE NUOVA DI PENSARE”, ed. San Paolo, dice: “Non è affatto un paradosso dire che la prima virtù dell’intelligenza è che essa abbia l’impressione di non comprendere”. L’incertezza che si è generata nei nostri studenti di fronte alla poesia di Montale, quel non capire che li ha interrogati, è il segno più chiaro della loro intelligenza. Onore al merito!

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