Scuola: impariamo dalla Sierra Leone
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Ho letto su PiùVoce.net l'articolo di Francesco Nembrini, lo stimo molto e ho assistito più volte ad alcune sue lezioni.
Al termine viene naturale sperare che tutti i ragazzi possano incontrare un professore così innamorato della storia, della letteratura, della vita, da far breccia nella loro apatia.
In questi giorni si parla di scuola, di bocciature, ma si ha l'impressione che molti girino intorno ad un problema che sembra oramai troppo grosso per essere affrontato, ma che deve assolutamente essere fronteggiato in modo efficace e nel più breve tempo possibile.
Perché un paese dove la scuola mortifica la voglia di fare, dove una trasmissione come Lucignolo trasmette lo sfascio, dell'educazione, con alunni che gettano i banchi dalle finestre, che si prendono gioco degli insegnanti, che quando sono interrogati se ne vanno dalla finestra, una scuola così sta costruendo lo sfascio della società.
L'articolo del prof. Nembrini terminava cosi:
La Sierra Leone è il Paese più povero ed arretrato del mondo, con gli indici più bassi rispetto a tutti gli indicatori di sviluppo (mortalità infantile, istruzione, reddito e quant’altro). Sto aiutando in quel Paese la nascita di una scuola cattolica gestita da un missionario saveriano, ed ho scoperto con mia grande sorpresa che gli insegnanti saranno pagati dallo Stato. Ho chiesto al ministro della Pubblica Istruzione: “ Ma com’è che, in un Paese dove si muore di fame e di malaria, vi permettete il lusso di pagare gli insegnanti delle scuole cattoliche?” . Risposta: “Mi scusi, ma in un Paese conciato così, da dove si può ripartire se non dall’educazione?”.
L’ho invitato a venire in Italia, per spiegare la cosa al nuovo governo e ad un migliaio di parlamentari. Dove non si ascoltano gli appelli del Papa e del Presidente della Repubblica, potrebbe far breccia il ministro della Sierra Leone!
Perché no? Se c'è da imparare dalla Sierra Leone, per noi va bene.