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L’educazione non va in vacanza

Autore:
Pagetti, Elena
Fonte:
CulturaCattolica.it

Sono terminate le scuole, l’aria di vacanza che si sprigionava da giorni nelle aule e nei corridoi, è esplosa per tutti, anche per coloro che dovranno sottoporsi a un’ulteriore verifica per poter superare la classe frequentata. Tuttavia si continua a parlare di emergenza educativa. La necessità di educare i giovani al fine di sviluppare in loro una coscienza responsabile capace di cogliere le proprie esigenze umane di verità, di bellezza, di giustizia, di dignità, è sotto gli occhi di tutti coloro che abbiano a cuore il destino del mondo. Occorre lottare per contrastare quel relativismo e laicismo imperanti, nemici del bene e della ragione, che sono riusciti a impedire la trasmissione della cultura da una generazione all’altra in nome di una falsa idea di libertà. Benedetto XVI esprime la sua costante preoccupazione per i giovani che, nel discorso all’assemblea generale della CEI, ha descritto circondati da tante “attenzioni e tenuti forse eccessivamente al riparo dalle prove”, ma “soli davanti alle grandi domande che nascono in loro”, smarriti di fronte a un futuro incerto. Per questo è sempre più urgente che incontrino educatori che siano “testimoni credibili” di una visione della vita in cui i “valori indisponibili” siano difesi e condivisi. Un passaggio del suo discorso colpisce particolarmente. Dopo aver svolto un’analisi acuta e precisa della realtà sociale, Benedetto XVI pone un’osservazione, semplice e disarmante nello stesso tempo. “Anche se ci sono molti problemi da affrontare il problema dell’uomo di oggi resta il problema di Dio. Nessun altro problema umano o sociale potrà essere davvero risolto se Dio non ritorna al centro della nostra vita”. È una questione radicale. Non si può affrontare la vita, non si può educare un figlio partendo da conseguenze morali o cercando di raggirare i problemi. L’ educazione non può essere ridotta a valori, a buone aspirazioni, occorre andare alle radici. Il problema di Dio non è però un rebus, un enigma con cui confrontarci. Dio è il Gesù di Nazareth, l’Uomo-Dio che ha assunto la nostra condizione umana e ci ha mostrato il Padre. Così, aprendo il Convegno ecclesiale di Roma, papa Benedetto, vescovo della città, ci ha fatto fare un passo in più perché il problema di Dio non resti astratto. Ci ha detto che occorre partire dalla risurrezione di Cristo, “la più grande mutazione mai accaduta”, che è alla base della fede cristiana, come “speranza che trasforma e sorregge la nostra vita” (Enciclica Spe salvi, 10), liberandoci da quegli equivoci e da quelle false alternative che nel corso dei secoli hanno ristretto e indebolito il respiro della nostra speranza. “Gesù è risorto: educare alla speranza nella preghiera, nell’azione, nella sofferenza”. Questo è il nostro compito.

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