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Giustizia e misericordia

Autore:
Pagetti, Elena

Il bisogno di giustizia ha radici solide nel cuore dell’uomo, radicate in profondità, resistenti al logorio del tempo sfidano le delusioni. Ogni volta che si fa strada in noi quest’esigenza originaria dobbiamo però ammettere che è accompagnata da un’ altra evidenza: non sappiamo essere giusti, la nostra giustizia è pur sempre limitata, imperfetta, come un bel tessuto cui inavvertitamente si è tirato un filo. Non accettiamo facilmente l’errore, nostro o degli altri, ci scandalizziamo e questo sentimento pone un velo, un filtro opaco al giudizio, come un occhio reso miope da un difetto di visione. Ci manca la speranza. La Chiesa ci dice che non c’è giustizia senza misericordia, che l’amore compie il giudizio, lo perfeziona. La realtà, invece, ci trova spesso asettici, rigidi e senza affetto nei giudizi che esprimiamo, pertanto ingiusti, perché trascuriamo aspetti fondamentali per acquisire una visione corretta. Come non c’è giustizia senza misericordia, così non c’è conoscenza senza amore. Questa scoperta allarga la ragione, libera l’intelligenza, fa spazio all’imprevisto che salva perché porta una logica più grande della nostra misura. Questi pensieri sono nati pensando a Simona, la mamma che ha dimenticato in auto la sua bimba. Un dolore come quello che sta vivendo questa donna, fa perdere il senno, uccide la fiducia in se stessi, cancella ogni illusione di autosufficienza. È un dolore che “impregna il cuore”, come dice Dante, che annienta. Chi può fare giustizia? Può la nostra giustizia restituire la vita? Di fronte a questo dramma respingiamo i pettegolezzi, non prestiamo il fianco a chi cerca di sfruttare questo episodio per attaccare la famiglia, per negarla come luogo necessario, anzi indispensabile, per la crescita umana. Ma quanto è accaduto ci dice che la famiglia ha bisogno di essere sostenuta, tutelata anche da leggi adeguate. Troppi pesi cadono sulle spalle delle donne, divise tra lavoro ed esigenze familiari. La vita di Simona era già piena di dolore per la malattia del marito, ora è un abisso di dolore. Chi può stare di fronte, a testa alta, a questo strazio? “C’è bisogno di qualcuno che ci liberi dal male”, c’è bisogno della misericordia di Dio e della nostra. Che anche noi ci accorgiamo di tutta la nostra abituale dimenticanza, prima di tutto verso noi stessi. “Che cos’è l’uomo perché te ne ricordi?”, dice il salmista a Dio. Dimentichi di noi, della nostra origine di figli. Assumiamoci la responsabilità e il coraggio della misericordia perché ci sia spazio per la speranza: per Simona, per noi, per tutti. Al Dio giusto giudice, Amore infinito e incommensurabile, affidiamo la vita di Simona e della sua bambina, chiediamo che il Suo Amore renda più bella la vita, meno penosa la fatica quotidiana, fiducioso il futuro. Per ricominciare a vivere e ad amare, ogni giorno.

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