Nel cuore del mondo
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Il magistero di Benedetto XVI è un potente invito ad allargare la ragione, a prendere fiducia nello strumento conoscitivo della ragione umana e guardare al Logos creatore con lealtà intellettuale e morale, abbandonando la tendenza a dare il primato all’irrazionale, al caso e alla necessità (discorso a Verona). In questi giorni Benedetto XVI ci ha fatto fare un’altra interessante esperienza, cioè che stare vicino al cuore del Papa è stare nel cuore del mondo. Ce ne siamo accorti in occasione della giornata di preghiera indetta per la Chiesa in Cina. Una simile proposta strappa dall’individualismo per far respirare la dimensione universale del cattolicesimo, “affinché l’unità sia sempre più profonda e visibile”. La lettura della bellissima preghiera alla Vergine di Shenshan, il santuario mariano più famoso in Cina, a Shangai, dedicato a Maria Ausiliatrice, chiarisce bene le intenzioni del pontefice già espresse nella “Lettera alla Chiesa Cattolica cinese”. “Sostieni l’impegno di quanti in Cina, tra le quotidiane fatiche, continuano a credere, a sperare, ad amare, affinché mai temano di parlare di Gesù al mondo e del mondo a Gesù”. Si chiede “il dono della perseveranza nella testimonianza” per chi vive la fede in condizioni difficili, dove è forte il controllo dello stato sulla vita del cittadino. Anche noi abbiamo bisogno dello stesso dono e dello stesso coraggio per contribuire a costruire una sana laicità dello stato, lottando contro il relativismo dominante. Lo ha ricordato anche il cardinale Bagnasco nella prolusione all’assemblea della CEI: “Esprimere liberamente la propria fede, partecipare in nome del Vangelo al dibattito pubblico, portare serenamente il proprio contributo nella formazione degli orientamenti politico-legislativi, accettando sempre le decisioni prese dalla maggioranza: ecco, ciò che non può mai essere scambiato per una minaccia alla laicità dello Stato. La Chiesa non vuole imporre a nessuno una morale religiosa, infatti essa enuncia da sempre, insieme a principi tipicamente religiosi, i valori fondamentali che definiscono la persona ‘cuore della società’”. Un concetto positivo di laicità, quindi, per combattere quella che il cardinale ha definito l’ “anestesia degli spiriti” che colpisce tanti giovani oggi. In questo periodo molti si sono trovati a festeggiare la prima comunione di figli, di nipoti o di amici. Un momento importante per la vita di un bambino da vivere nella sua essenziale verità. “Ma tu ci pensi, mamma, che mi unisco a Gesù?”, ha confidato il figlio di un’amica. Questa purezza che esprime l’intensità di un rapporto personale e intimo con Gesù, ci spinge anche a considerare come sia questa unità con il Figlio di Dio a creare l’unità tra gli uomini. “L’Eucaristia non può mai essere un fatto privato, riservato a persone che si sono scelte per affinità o amicizia … è un culto pubblico, che non ha nulla di esoterico, di esclusivo”, ha detto il Papa nell’omelia del Corpus Domini. Partecipare di questo cuore e di questo sguardo è vivere come se Dio ci fosse.