Il feto protagonista
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L’occasione l’ha creata il Centro Aiuto per la Vita di Besana in Brianza. L’associazione brianzola, da anni impegnata sul territorio per sostenere e accogliere i nuovi nascituri, ha da tempo avviato una serie di incontri, dibattiti e conferenze nelle scuole su temi inerenti la difesa della vita. Quest’anno il Centro ha proposto un concorso grafico-editoriale dal titolo “La prima sfida è quella della vita”. Molti gli studenti delle scuole superiori della zona che hanno colto la sfida e si sono cimentati in diverse creazioni sul tema proposto. La vulgata modernista ci narra di giovani privi di valori etici e assenti sul piano delle responsabilità individuali e collettive, riflessione giusta ma ovviamente parziale. Il concorso del Cav di Besana, ha offerto la possibilità di vedere un altro aspetto della realtà. Giovani in grado di cogliere il senso più profondo della vita, dell’individuo. Tra i vincitori, una studentessa di un Liceo che ha proposto una lettura originale. L’embrione, il feto, il bambino, vengono spesso identificati come soggetti protagonisti ma in una posizione di passività, Cristina Paulon ha rovesciato siffatta prospettiva, dando voce, nel senso letterale del termine, a chi voce, come il feto, non ne ha.
«Ciao, sono un feto e ho solo 5 settimane di vita. La mamma ha appena scoperto la mia esistenza e adesso deve prendere un’importante decisione Per la sua vita, ma soprattutto per la mia E’ una ragazza sola, il mio papà l’ha lasciata pochi giorni fa, appena ha saputo della mia esistenza. Ha detto che era troppo giovane per occuparsi di me. Ora la mamma ha paura. Sa che non potrà darmi la vita che meriterei e che ha sempre pensato per me. Ha paura di non essere in grado di amarmi come vorrebbe, di non sapermi proteggere ed aiutare.
“Mamma, io il mondo non l’ho ancora visto bene, l’ho sentito solo attraverso di te e posso comprendere le tue preoccupazioni, ma vedrai che se me ne darai la possibilità, ti dimostrerò che l’amore tra una mamma e il suo bambino può superare tutto, che non è vero che sarai sola, io sarò qui con te”.
Oggi la mamma si è confidata con la sua compagna di banco, aveva bisogno di parlare con qualcuno, di sfogarsi, le serviva una persona che le indicasse la decisione migliore da prendere. Dopo un primo momento di imbarazzo l’amica le ha consigliato di rivolgersi a un centro specializzato dove avrebbe trovato adulti in grado di aiutarla. Riposavo tranquillamente quando una voce nuova e sconosciuta mi ha svegliato. Era una voce calma e delicata, dal suono dolce e rasserenante e mentre la ascoltavo cercavo di capire a chi appartenesse. Dopo qualche minuto passato ad ascoltare attentamente ho capito che si trattava di una dottoressa. La mamma le ha parlato di me, di quello che sta provando, di come si sente sola in questo momento e di come abbia bisogno di qualcuno in grado di aiutarla a prendere la decisione giusta. La dottoressa ha tranquillizzato la mamma, le ha detto di calmarsi e che i medici e i volontari del Centro Aiuto alla Vita l’avrebbero aiutata in ogni momento, fino alla mia nascita e anche dopo. Sono sicura che qui la mamma troverà davvero tutto l’aiuto che le serve. Le persone sono disponibili e gentili, sempre pronte ad ascoltare ogni sfogo, anche il più piccolo, ma la cosa più bella è che ci credono davvero in quello che fanno, non lo fanno per soldi, ma solo per il piacere di aiutare gli altri soprattutto chi come me non può ancora esprimere la propria opinione e difendersi da decisioni ingiuste. Oro ho 40 settimane. Tra poco finalmente potrò vedere la mia mamma e farle capire quanto già le voglio bene, quanto le sono grata per avermi permesso di vedere il mondo e senza precludermi la vita solo perché sarebbe stato un po’ più complicata di come se l’era immaginata.
Grazie mamma».