Maria, rosa di maggio
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Maggio è il mese delle rose. Fioriscono nel mese dedicato a Maria, “rosa tra le rose, fiore tra i fiori”, come dice un canto. Maria Vergine è colei che dal momento in cui l’angelo le apparve per annunciarle che sarebbe stata la madre di Dio, non ha più potuto vivere come prima, soprattutto non ha più potuto pensare se stessa come prima. Era accaduto qualcosa che rappresentava un punto di non ritorno, un evento incomprensibile in sé, ma che lei sentiva agire nel profondo delle viscere. Da allora Maria è stata definita dall’Amore che Dio le aveva mostrato piegandosi su di lei e riempiendola. Questo Amore veniva prima di ogni altra cosa, l’ha sostenuta in ogni momento e lei, in ogni momento, l’ha riconosciuto, l’ha chiamato per nome, ha ripetuto il sì dell’inizio. La Madonna ha riposto la certezza della propria persona in un fatto: Dio l’ha visitata. Il filosofo francese, Mounier, di fronte alla figlia gravemente malata, dice “Uno ci è accaduto” (Lettere sul dolore), ripetendo l’esperienza di Maria: Dio ha visitato la nostra vita, è Lui che ci incontra in questo dolore. Anche noi siamo chiamati a riconoscere quello che ci è accaduto e a dargli precedenza. A Genova il Papa ha ricordato due priorità della Chiesa: il primato di Dio e la scelta di porre al centro la persona e l’unità della sua esistenza (la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità sua propria, la tradizione, la cittadinanza). Non si tratta di due binari paralleli, ma di due strade strettamente raccordate. Dice ancora il Papa, la creatura fatta a immagine e somiglianza di Dio, è persona, chiamata a realizzarsi nel dialogo, è un essere in relazione con Dio Padre, pertanto con tutti gli uomini, suoi fratelli. È una prospettiva rivoluzionaria su cui si fonda il Magistero della Chiesa e che “viene prima di ogni regolamentazione normativa, giuridica e istituzionale”. È una precedenza data all’azione e alla Presenza di Dio nella storia che in Gesù Cristo si è fatto compagnia all’uomo e ci “ha rivelato che l’uomo è essenzialmente figlio”. Cosa significa riconoscere per noi questa precedenza? “Ti ho amato di un amore eterno e ho avuto pietà del tuo niente”. La precedenza è accogliere la misericordia, l’ amore sconfinato di Dio per noi. “L’amore vede più che la ragione”, ha commentato Benedetto XVI presentando la figura dello Pseudo-Dionigi. Ha esortato a una “fede pensata”, capace di dialogare con tutti, vissuta dentro il grembo fecondo della Chiesa, “dove Cristo è sempre presente”. “Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo. Quanto più l’uomo si allontana da Dio, la sua Sorgente, tanto più smarrisce se stesso, la convivenza umana diventa difficile, la società si sfalda”. Lo vediamo bene. È sotto gli occhi di tutti la disperazione, la violenza, di chi ha rifiutato Dio e si trova solo. Guardiamo a Maria, rosa immacolata e infiammata dall’Amore. Lei ci mostra che dare la precedenza a Dio coincide con la pienezza della vita, Lei Regina del cielo e della terra.