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Oltraggiata la civiltà europea

Fonte:
CulturaCattolica.it
Sopprimere una vita è un «diritto»

- Il 17 aprile 2007, a Strasburgo sede del Consiglio d’Europa, è stata inflitta una grave ferita alla millenaria civiltà europea: per la prima volta nella storia delle diverse Organizzazioni internazionali, ONU compresa, l’aborto è stato definito un diritto. Oltraggio ancora più grave se si pensa che la prima finalità del Consiglio è la «Tutela dei diritti dell’uomo, della democrazia parlamentare e garanzia del primato del diritto »
Non si tratta di un’Istituzione dell’Unione Europea, ma dell’Organismo che comprende tutti gli Stati europei dall’Atlantico agli Urali. (Per chi fosse interessato, al termine sono riportate alcune informazioni)
Che cosa è accaduto
Dopo che per ben quattro volte, dal 1982 al 1989, il Consiglio aveva ribadito nelle sue raccomandazioni il diritto alla vita del concepito fin dalla fecondazione, pochi giorni or sono, il 17 aprile scorso, con 102 voti a favore, 69 contrari e 14 astensioni, ha approvato una risoluzione con la quale invita gli Stai membri a garantire alle donne “il diritto all’aborto legale e senza rischi per la salute, entro ragionevoli limiti di gestazione. Ma la risoluzione non si ferma qui, infatti si chiede che nelle scuole sia previsto, obbligatoriamente, l’educazione sessuale e sentimentale, adeguata all’età e al sesso, per evitare gravidanze indesiderate di conseguenza il ricorso all’aborto. È difficile leggere espressioni così ambigue come: educazione sessuale e sentimentale. Non è difficile immaginare che cosa vorrà dire nelle varie scuole superiori, ma anche inferiori, nelle quali vengono distribuiti gratuitamente profilattici, come in Francia e come qualcuno propone di fare nel nostro Paese. Le deliberazioni del Consiglio d’Europa non sono vincolanti, si tratta di “inviti”, di “raccomandazioni”. Ma ciò non attenua la grave responsabilità per questa decisione, vuoi perché altri Organismi potranno appellarvisi, vuoi perché, come in altri casi, le varie Corti internazionali di Giustizia, elevano queste “risoluzioni” a fonti del diritto cui fare riferimento. Da anni venivano condotti tentativi in tal senso: dalla Conferenza internazionale su popolazione e sviluppo che si è svolta al Cairo nel 1994; dal 1995, data della IV» Conferenza mondiale sulle donne di Pechino.

Anche il Parlamento Europeo ci aveva provato

Più recentemente per almeno quattro anni il Parlamento europeo ha dato mandato alla propria Delegazione all’Assemblea mondiale annuale organizzata dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite – UNHRC – (United Nations Human Rights Councile) a Ginevra, perché proponesse la definizione dell’aborto come “diritto umano fondamentale”; tentativi finora tutti falliti, respinti dalla maggioranza degli Stati dell’ONU. Non riuscendo nei diversi contesti internazionali, l’Europa ha deciso di procedere autonomamente. Il tradimento della natura umana è tale per cui alcuni dei sostenitori di questa risoluzione si sentono meritevoli paladini della libertà della donna. Questo è un altro aspetto del disastro umano e sociale compiuto dall’assillante e subdola propaganda relativista.

Cosa possiamo dire?

Purtroppo il relativismo etico negli ultimi trenta anni ha proseguito la devastazione dell’antropologia che affonda le radici nell’esperienza umana di secoli, ha calpestato il comune sentire del popolo, ha offeso il “buon senso”. Purtroppo, sia chiaro, non solo per chi non è d’accordo, per i cristiani. Inequivocabilmente: purtroppo per l’uomo, per tutta l’umanità. Non si possono superare impunemente alcuni punti fermi cardine della convivenza, come trasformare il diritto alla vita, in diritto di procurare la morte; sono cose che prima o poi una società paga. Anche considerando l’aberrante cultura che sostiene la liceità dell’aborto, nessuno ha osato mai definirlo un diritto. Ricordiamo tutti come ci era stato presentato il tema, in occasione del referendum. Un fatto doloroso, traumatico, da depenalizzare, in casi gravi come lo stupro o l’assoluta indigenza. Un azione da depenalizzare e divenuta un «diritto». Questo è il disastro umano e sociale che è stato compiuto. Non vi è chi, con un minimo di sensibilità, non ne comprenda la gravità.

Come ha detto sabato scorso, 26 aprile, S. E. il Cardinale Stanislaw Rylko, Presidente de pontificio per i Laici, nell’omelia della Messa celebrata a Rimini per i partecipanti agli esercizi spirituali dei membri della Fraternità di Comunione e Liberazione, questo abbandono del sacro, questa secolarizzazione si constata chiaramente in Europa: si è eliminato Dio, per esaltare l’uomo, per assolutizzare l’uomo. Con quale drammatica conseguenza? Non si accetta più la verità, non c’è più il bene ed il male, criterio oggettivo che è prima dell’uomo, esistono solo le diverse opinioni tutte valide, tra loro equivalenti. I conti sull’uomo, sull’universo, senza Dio non tornano, perché, ha proseguito il Cardinale citando il Papa, chi esclude Dio dall’orizzonte falsifica il concetto di realtà: chi conosce Dio conosce la realtà e può rispondere in modo adeguato e veramente umano. La fede non può essere data per scontata nell’era postmoderna. La sete di Dio dei giovani che gli ostacoli della postmodernità non riescono a cancellare, esige che noi ci assumiamo il compito di rispondere all’invito alla missione. Il mondo ha bisogno della nostra presenza visibile, che ci sia una testimonianza chiara e persuasiva, l’annuncio coraggioso della Parola che salva. Sembra di essere tornati agli inizi: l’Europa è terra di missione, la responsabilità dei Cristiani è enorme.




Il consiglio d’Europa

Il Consiglio d’Europa è stato fondato il 5 maggio 1949 col Trattato di Londra ed attualmente è composto da 47 Stati.
I 10 Stati fondatori sono:

Belgio Danimarca Francia Irlanda Italia Lussemburgo Norvegia
Paesi Bassi Regno Unito Svezia

Successivamente hanno aderito gli altri 37 stati. In ordine di adesione sono:

Grecia Turchia Islanda Germania Austria Cipro Svizzera
Malta Portogallo Spagna Liechtenstein San Marino Finlandia
Ungheria Polonia Bulgaria Slovenia Lituania Estonia
Repubblica Ceca Slovacchia Romania Andorra Lituania Albania
Moldavia Ucraina Macedonia Russia Croazia Georgia Armenia Azerbaigian Serbia Bosnia-Erzegovina Serbia Monaco Montenegro

Ai lavori prendono parte 2 paesi non membri: Vaticano e Bielorussia

Inoltre ai lavori assistono 5 Stati “Osservatori”:

Giappone, Stati Uniti d’America, Israele, Canada e Messico

I compiti e gli obiettivi

I compiti e gli obiettivi del Consiglio d’Europa sono i seguenti.

Dalla fondazione avvenuta con il Trattato di Londra nel 1949
Tutela dei diritti dell’uomo, della democrazia parlamentare e garanzia del primato del diritto
Sviluppo dell’identità europea, basata su valori condivisi, che trascendono le diversità culturali
Conclusione di accordi europei per armonizzare le pratiche sociali e giuridiche degli Stati membri
Dopo il 1989
di assistere i paesi dell’Europa centrale e orientale ad attuare e a consolidare le riforme politiche, legislative e costituzionali, parallelamente alle riforme economiche,
di fornire competenze in settori quali i diritti dell’uomo, la democrazia locale, l’educazione, la cultura, l’ambiente
Dopo il Vertice di Strasburgo, dell’ottobre 1997
Promuovere i valori fondamentali comuni come i Diritti dell’Uomo, lo Stato di diritto e la democrazia
Rafforzare la sicurezza degli europei combattendo in particolar modo il terrorismo, il crimine organizzato e il traffico di esseri umani
Sviluppare la cooperazione con altre organizzazioni internazionali ed europee

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