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Christ our hope – nostra speranza

Autore:
Pagetti, Elena

Sono tante le immagini rimaste in cuore di questo bellissimo viaggio del Papa in terra americana. Dall’inginocchiatoio bianco nel silenzio carico della presenza del “Dio dell’amore, della compassione e della riconciliazione” invocato a Ground Zero, all’agitarsi commosso delle folle nei due stadi che hanno ospitato le celebrazioni liturgiche, ai 3000 delegati dell’ONU in piedi ad applaudire il suo discorso. Benedetto XVI non ha tradito nessuna delle aspettative che potevano riversarsi su questo viaggio ma ancora una volta le ha superate. Umile e determinato, ha abbracciato con lo sguardo della sua fede i problemi e gli scandali vissuti dalla Chiesa. “È nel contesto della speranza nata dall’amore e dalla fedeltà di Dio che io prendo atto del dolore che la Chiesa in America ha provato come conseguenza dell’abuso sessuale di minorenni”, ha detto a Washington nell’omelia, davanti a 50.000 persone. Ha ribadito che solo l’amore di Dio può sanare le ferite, ha incoraggiato chi ha compiuto e compie grandi sforzi per affrontare questa tragica situazione, per proteggere i bambini “che sono il nostro tesoro più grande”. Nessuna paura di fronte al male ma la certezza che è già stato sconfitto. Ai giovani e ai seminaristi a New York ha parlato delle tenebre che si oppongono alla speranza. La droga, la violenza, la povertà e la degradazione “che hanno in comune un atteggiamento mentale avvelenato che si manifesta nel trattare le persone come oggetti, che porta a deridere la dignità data da Dio ad ogni persona umana”. O le tenebre frutto di una manipolazione della verità che distorce la nostra percezione della realtà. Il Papa invita i giovani a riflettere: “avete notato quanto spesso la rivendicazione della libertà viene fatta senza mai fare riferimento alla verità della persona umana?” E spiega, questo papa non più giovane che conosce la giovinezza del cuore, quella della preghiera che il sacerdote recitava salendo all’altare, “al Dio che allieta la mia giovinezza”. Spiega loro il relativismo che considera la verità fonte di divisioni, che svincola la libertà dalla coscienza. La verità “è la scoperta di Uno che non tradisce mai, di Uno di cui possiamo fidarci sempre. È una persona: Gesù Cristo. Per questo la libertà è una scelta di impegno”. Ed è un grande impegno quello chiesto all’ ONU. Ha ancorato i diritti umani alla legge naturale scritta nei cuori “ e presente nelle diverse culture e civiltà”, superiore ai diritti positivi e alle leggi dei singoli stati. I diritti “si applicano ad ognuno in virtù della comune origine della persona, la quale rimane il punto più alto del disegno creatore di Dio per il mondo e per la storia.” Universalità dei diritti e della persona, “soggetto di questi diritti”. Promuovere i diritti umani è per il Papa la strategia migliore per rimuovere le diseguaglianze. Infine un’indicazione: “il rinnovamento della chiesa in America e nel mondo dipende dal rinnovamento della prassi della penitenza e dalla crescita nella santità: ambedue vengono ispirate e realizzate da questo Sacramento” (Washington, omelia al National Stadium).

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