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Rispondiamo alle ingiurie con la luce della Ragione

Fonte:
CulturaCattolica.it

Quando un amico viene dileggiato, attaccato, offeso e duramente contestato, la reazione immediata è quella di rispondere colpo su colpo. La tentazione istintiva è quella di usare le stesse armi, la medesima durezza. Facendolo però, si commette un errore. Mi riferisco al “fuoco nemico” scatenatosi contro Magdi Cristiano Allam. Nella realtà, chi getta fango si sporca prima di colui che si vorrebbe infangare. Oggi (venerdì 28 Marzo) è stata la volta di Afef Jnfifen su La Stampa. Non voglio ripetere le frasi scritte o i concetti espressi. La ragione è molto precisa. Afef non è un’interlocutrice. Le sue riflessioni sono state dure, infamanti e irricevibili. A noi, oggi non spetta il compito di replicare ad ogni voce stridula e fastidiosa. E’ necessario individuare anche i soggetti meritevoli di risposta. Questo non è un discorso presuntuoso, è semplicemente ragionevole. Rispondere ad Afef significa riconoscerle un’autorevolezza, una legittimità. Ne è priva. Quanto preoccupa non è il pensiero di una modella, bensì la decisione di chi concede spazio e visibilità a pensieri ostili al principio di libertà. La mia indignazione oggi si rivolge nei confronti di una scelta che ha collocato tali pensieri in prima pagina. Oggi il mio “perché” è rivolto nei confronti del direttore de La Stampa Guido Anselmi. E’ lui che ha una responsabilità con i lettori, è lui che deve rispondere della linea editoriale del giornale. Noi oggi però dobbiamo fare altro. Abbiamo un altro compito, un altro dovere. Difendere Magdi Cristiano vuol dire anche costruire attorno a lui, un “cordone” di protezione e di affetto, di condivisione e di sostegno civile, etico e morale. Fortunatamente non siamo i soli ad essergli accanto. Nostro compito è accendere i riflettori su quelle soggettività che, senza farsi intimorire dalle vulgate correnti, hanno espresso e continuano ad esprimere riflessioni e considerazioni di alto profilo intellettuale ed umano. Voglio portare ad esempio l’intervista rilasciata ieri dall’ex presidente del Senato Marcello Pera.
E’ un caso personale nel quale è difficile entrare. Comunque capisco e apprezzo il suo percorso. Dal punto di vista politico. Vedo che c’è da parte del mondo islamico o un atteggiamento di ostilità o ancora una volta c’è, e questo mi dispiace, il silenzio che manifesta una forma di ostilità nascosta.
Questo è pericoloso, soprattutto da parte degli islamici italiani. Ci dovrebbe essere una posizione chiara e netta, nella quale non solo si rispetta il diritto alla libertà religiosa, perciò anche alla conversione. Invece c’è il silenzio e il silenzio è lo stesso che abbiamo sentito quando si dovevano condannare gli attacchi terroristici o le accuse al Papa. C’è un islam italiano che tace quando dovrebbe parlare. Parlare sarebbe la migliore dimostrazione della integrazione avvenuta e della accettazione dei valori della nostra Costituzione. Il silenzio invece dimostra che c’è una riserva. Quindi difendere Magdi Allam è difendere il diritto alla conversione. Tacere è colpevole, dimostra acquiescenza, paura, diffidenza. Dimostra che non c’è l’accettazione dei valori della società in cui sei integrato
.”

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