Magdi Cristiano Amico
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Ho conosciuto Magdi Cristiano Allam circa un anno fa, quando stavo ultimando il libro scritto a quattro mani con l’amica Suor Maria Gloria Riva. Stavamo cercando qualcuno che sapesse interpretare il nostro lavoro, che intendesse immergersi in “Volti e Stupore – Uomini feriti dalla bellezza“ con assoluta curiosità e stupore. Fu don Gabriele Mangiarotti a fare il nome di Magdi. Confesso: mi sembrava un’esagerazione. Intellettuale, scrittore e vice-direttore ad personam del Corriere della Sera. Perché mai avrebbe dovuto accettare la nostra proposta? Altro livello di relazioni il suo, altre frequentazioni e conoscenze. “Il nostro non è un libro” dicevamo io e Suor Gloria, “il nostro è un cammino, un percorso comune, la testimonianza che l’incontro è possibile”. “Magdi Allam poi non avrà neppure il tempo materiale per dedicarsi a noi…”, così pensavo cercando di non crearmi illusioni. “Ci sta!” mi telefonò entusiasta don Gabriele “Scriverà la prefazione al libro”. Una prefazione può essere considerata un po’ come la fase preparatoria di un viaggio. E’ necessario scegliere le cose giuste da mettere in valigia, stabilire percorso e tappe intermedie. Il viaggio è una domanda, è incontro. Per non sbagliare strada, per non perdersi nelle paludi è imprescindibile preparare il viatico. Viaticum come provvisione per il viaggio. Bene, noi avevamo bisogno di un testimone, di qualcuno che prendesse per mano le nostre storie e ne desse voce. Magdi, entrò in punta di piedi, con delicatezza e sensibilità. Schiuse porte, conferì un tono alle nostre parole. Egli fu il primo che concretizzò il nostro desiderio di comunanza. Rimasi affascinato dalle parole che usò per il nostro libro. Rese palese ciò che palese ancora non era: l’Amicizia. Ricordo ancora la prima volta che lo sentii telefonicamente. Suor Gloria era con lui e mi aveva annunciato che nel corso di quell’incontro mi avrebbero chiamato. Ero emozionato, volevo testimoniargli la mia gioia per aver capito, per essere entrato così prepotentemente nei nostri racconti, per essersi inserito nel nostro dialogo con partecipazione, condivisione e tatto. Non credo di essere riuscito in quella telefonata ad esprimere compiutamente tutta la mia gratitudine. Non credo, ma da quel momento è iniziato un percorso di amicizia. Non più il vice-direttore ad personam del Corriere della Sera ma un amico che combatte una battaglia, un amico che in nome della libertà non abbassa lo sguardo neppure al cospetto di una condanna a morte. Un amico, un compagno di viaggio. Da quel momento, ci siamo incontrati, abbiamo avuto modo di affrontare momenti pubblici l’uno accanto all’altro. Solo qualche giorno prima della Veglia Pasquale ho saputo della sua conversione, la notizia mi ha scosso per il timore che quella scelta potesse mettere in pericolo la sua vita, ma non mi ha meravigliato la decisione in sé. Come ha avuto modo di dire don Gabriele Mangiarotti, la conversione di Magdi “l’ho trovata, per così dire, naturale”. Non ho la “grazia della fede” ma ho partecipato al percorso di Magdi con il trasporto e l’affetto che solo agli amici è possibile riservare. Per la prima volta nella mia vita ho assistito alla Veglia Pasquale. Domenica 23 Marzo non mi trovavo neppure in Italia, ma grazie ad un computer di fortuna sono riuscito a seguire, grazie a Sat2000, l’intera cerimonia. Partecipazione e tensione, emozione e afflato del cuore mi hanno catturato durante le tre ore della diretta televisiva. Un amico stava compiendo una svolta storica per la sua vita ed una sorta di empatia mi ha coinvolto profondamente. Il giorno seguente, il lunedì dell’Angelo, ho voluto immediatamente chiamarlo per testimoniargli il mio affetto e seppur a distanza donargli il mio abbraccio. Abbracciare non è un semplice gesto d’affetto, implica accoglienza, dedizione e difesa. Nell’attesa di sentire la sua voce, sono stato colto dalla stessa emozione che ho provato la prima volta che ci siamo sentiti. “Una nuova prima volta”, mi sono detto. Non so spiegare razionalmente questo fatto, ma esprimerlo mi sembra un atto dovuto, un gesto tutto interno al concetto di Amicizia. Nei giorni seguenti avrei sperato per Magdi, la possibilità di una “pausa” che gli permettesse di riposarsi da emozioni e tensioni fortissime. Le reazioni alla sua conversione sono state però di una ferocia inaudita. Per carità, le espressioni di affetto e di vicinanza non gli sono certo mancate, ma come sempre a fare clamore sono state le voci “fuori” coro, le urla stonate, le accuse di tradimento e apostasia. Non voglio ora ripercorre i fiumi di parole spese, le tante dichiarazioni irresponsabili e offensive scritte su giornali e pronunciate all’interno del mondo dei mass-media, mi interessa però sottolineare un punto che credo centrale. Se le reazioni del mondo islamico potevano considerarsi “d’obbligo” sono state le critiche provenienti dal mondo occidentale che mi hanno impressionato. Non mi interessa confutare, una per una, le tesi proposte, non mi interessa dare ulteriore pubblicità a demagoghi e menzogneri che hanno fatto della delegittimazione il loro esercizio retorico. Mi ha però impressionato la reazione di taluni intellettuali italiani. L’accusa che gli hanno rivolto non è stata quella di essersi convertito. La colpa di Magdi Cristiano sarebbe quella di averlo fatto pubblicamente e attraverso una celebrazione solenne. In pratica ritorna sempre a primeggiare la questione legata al ruolo pubblico della religione. I laicisti vorrebbero ridurre il “sacro” ad una mera esperienza intima e privata, del tutto estranea alla dimensione collettiva. E’ l’ennesima pretesa, di ridurre il Cristianesimo ad un ruolo subalterno rispetto alle pratiche quotidiane della modernità e del relativismo. Oggi si attacca Magdi Allam per la sua conversione pubblica e facendolo si rinnova l’attacco violento contro l’esperienza cristiana. I laicisti chiedono di operare un’astrazione intellettuale, epurando il pensiero e la cultura cattolica dalle vicende che riguardano la vita, la morte, la dignità e la libertà individuale. Non è necessario essere credenti per considerare tutto questo una follia totalitaria. Da amico e compagno di strada, saluto la nuova vita di Magdi Cristiano con il cuore aperto e la mano salda sul timone della verità.