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Rinnegare la propria religione

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il municipio di Rivas-Vaciamadrid, alla periferia di Madrid, ha inaugurato un servizio civile per consentire a un cittadino di rinnegare la propria religione e, nel caso di un cattolico, di “sbattezzarsi”. Il servizio, gratuito e aperto a tutti, è stato istituito dalla giunta comunale guidata da Izquierda Unida. In Italia non siamo ancora arrivati a tanto, anche se lo “sbattezzo” è una pratica in voga presso lo UAAR (Unione degli atei e degli agnostici razionalisti). Per carità, ognuno è libero di decidere come meglio regolare la propria individualità e in che modo sprecare tempo ed energie, però una brevissima riflessione si rende necessaria. Perché alcuni soggetti sentono la necessità di rinnegare pubblicamente qualcosa che ritengono assolutamente senza valore? Visto che il battesimo è considerato null’altro che una manifestazione folcloristica, in cui un soggetto vestito di nero impone, attraverso la gestualità delle mani, semplice acqua sulla fronte di un soggetto, per quale motivo si sente tanto la necessità di esorcizzare tale celebrazione? Mettere in campo una pratica tesa a rinnegare una “mera esibizione ciarliera”, è sostanzialmente un riconoscimento della medesima. Se una cosa non vale nulla, se è concretamente irrilevante, se non modifica destino e presente, se in definitiva non è razionale, perché mai mi dovrebbe preoccupare tanto? Sorge il dubbio che tanto accanimento derivi da un’assenza, da una deficienza (insufficienza, scarsezza, mancanza), da un presunto senso di oppressione. Come quello delle campane che l’UAAR vorrebbe silenziose perché “retaggio di un’epoca passata” ed oggi “doloroso corollario” di una cultura medioevale. Libertà di bestemmia, abrogazione dell’ora di religione e sbattezzo, ecco il laicismo dell’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti. Personalmente, non ho la grazia della fede, ma la mia laicità è cosa ben diversa, corrisponde, come dice Pietro Barcellona, a sostare, il più a lungo possibile, nello spazio dell’interrogazione, rifiutando, il più lungo possibile, la risposta che chiude l’interrogazione, la risposta che risolve. Lo spazio dell’interrogazione è lo spazio stesso della laicità. Voglio dire di più: l’interrogazione ha origine nel sacro. E il sacro costituisce il fondamento esistenziale del gruppo umano, ciò che non abbiamo a nostra disposizione, che non possiamo predeterminare, né calcolare, che non può essere posseduto e manipolato. E quando questo accade, ne va dell’ossatura antropologica dell’uomo.

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