«Io non voglio stare in un’Europa così: prima ce ne togliamo meglio è»
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Egregio Signor Maioli - credo; questo è il nome che si legge nell’indirizzo e-mail mittente del messaggio qui sotto riportato, e non firmato:
Da: “micmaioli\@libero\.it”
Data: 20 febbraio 2008 23:54:09 GMT+01:00
A: “gabriele\.mangiarotti”
Oggetto: Re: Un cammino che continua
Sull’europa vi sbaglaite: avete presente chi è Jean Monnet?
Ecco questo basta a far capire che tipo di disegno sottende alla costruzione dell’Europa, e non tiriamo fuori argomenti internazionali che ne giustificherebbero l’attuazione, non così. Io non voglio stare in un’Europa così: prima ce ne togliamo meglio è.
Egregio Signor Maioli,
mi scuso per il ritardo della risposta al Suo cortese messaggio, sino ad oggi sono stato a Bruxelles, e non ho saputo trovare il tempo necessario.
Certamente in modo meno approfondito di Lei, tuttavia penso di aver presente chi è Jean Monnet, che non mi pare meriti il giudizio negativo che Lei sottende; ma ho presenti molti altri nomi implicati nell’inizio della Comunità europea del Carbone e dell’acciaio, e di ciò che è seguito: Winston Churchill, Charles de Gaulle (il primo statista che ha posto il tema dell’Europa dall’Atlantico agli Urali), Paul – Henry Spaak, Altiero Spinelli, Konstantinos Karamanlis, sono solo alcuni per evidenziare che le correnti di pensiero storicamente impegnate per la riunificazione dell’Europa, sono molteplici. Riunificazione e non allargamento: come ha sempre detto Giovanni Paolo II, che più volte ha detto che l’Europa deve respirare con due Polmoni, quello dell’est e quello dell’ovest. Il Pontefice che ha dedicato oltre 700 interventi all’Europa, ad un’Europa non dimentica della sua storia, di tutta la sua storia; temi ripresi poi anche dall’attuale Papa Benedetto XVI.
Mi permetta di ricordare che soprattutto ho presenti i nomi di Robert Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi: tre grandi Statisti cattolici di tre Paesi usciti da una terribile guerra tra loro, che, quando ancora l’Europa era un cumulo di macerie cosparsa da grandi cimiteri per milioni di vittime civili e militari, sperando contro ogni speranza, hanno avviato concretamente l’avventura europea, il “fenomeno” Europa. “Fenomeno” perché è la prima volta nella storia che un numero così grande di Paesi, storicamente più volte nemici, si sono uniti per costruire una convivenza pacifica, democratica e solidale. Francamente non credo che i sessant’anni di pace che per la prima volta abbiamo avuto, sia un argomento da non tirar fuori. Così come non è un argomento da tacere le gravi conseguenze che avrebbe potuto avere l’Italia, viste le sue numerose e gravi debolezze strutturali, se non fosse stata nell’area Euro.
Comunque La ringrazio per il Suo intervento, perché mi “obbliga” a cercare di chiarire una questione: spesso, anche da questo sito, ho citato e criticato le “offese” che le diverse Istituzioni dell’UE recano all’antropologia cristiana, cioè contro la dignità e la libertà della persona. Sono convinto che sia necessario, anche perché gli organi di informazione, o per sottovalutazione o per superficialità, non ne parlano; invece si deve sapere. Si deve sapere per misurare l’urgenza e l’importanza decisiva della battaglia culturale, e soprattutto della testimonianza ferma e dignitosa che ci è chiesta (a noi cristiani) nell’interesse di ogni uomo, di tutti gli uomini. Per evitare i danni sarebbe sufficiente toglierci da un’Europa così? Lei scrive: « Io non voglio stare in un’Europa così: prima ce ne togliamo meglio è.» È vero questo? Io credo di no. Certamente Lei intende di toglierci dalle Istituzioni politiche comunitarie. Credo di poter dire che sia questo l’errore di prospettiva: le Istituzioni politiche comunitarie non sono altro che lo specchio della società europea che le ha espresse, e nella quale noi siamo volenti o nolenti inseriti, ad iniziare dalla nostra Italia. Le ricordo che è stata l’Italia di Prodi e Mussi a far saltare la “minoranza di blocco” che proibiva di uccidere embrioni a scopo di ricerca; ci togliamo anche dall’Italia? Inevitabilmente subiamo le conseguenze negative del relativismo e del razionalismo, dilaganti nella nostra società contemporanea indipendentemente dall’essere o meno in Europa.
Anzi, partecipandovi, oltre ad usufruire degli innegabili vantaggi, nonostante gli stop and go della politica dell’Unione, possiamo meglio cercare di impedire la deriva nichilista del nostro tempo. Al fondo della questione il problema è nostro: non potendoci isolare in un eremo asettico appartato dal mondo, dobbiamo farci carico dei problemi e delle situazioni. Sono certo che il Santo Padre intenda proprio questo quando parla della necessità della conversione dei cuori per una nuova evangelizzazione del Continente.
Conoscere la realtà per affrontarla, e farci carico del destino della nostra umanità. Quindi chiederò a don Gabriele Mangiarotti di ospitarmi ancora per raccontare verità che pochi altri dicono, e che ci riguardano, sia perché le subiamo, sia perché richiedono la nostra umile, serena, decisa ed insostituibile azione: altrimenti perché ci sarebbe stata data immeritatamente quella verità che ci fa liberi?