Condividi:

Amare il vero

Autore:
Pagetti, Elena

Nell’antica Atene, sotto il regime democratico, il filosofo Socrate venne condannato a morte in quanto rappresentava un pericolo per l’educazione dei giovani. La sua posizione filosofica, il costante interrogarsi su quanto ereditato dalla tradizione greca, soprattutto mitica e religiosa, aveva fatto cadere su di lui l’accusa di sovvertitore e la condanna nel 399 a.C., colpevole di un reato politico. Il potere politico, cui noi riconosciamo l’accezione di democratico, ha visto nella posizione di Socrate un pericolo per la polis, per il mantenimento di un ordine costituito. Nell’allocuzione del Santo Padre per l’incontro con l’Università “La Sapienza”, il Papa, sorprendendo per la libertà di pensiero, dice che nell’interrogarsi di Socrate si può vedere l’impulso dal quale è nata l’università occidentale. E ancora, che la domanda di Socrate sulla verità delle divinità greche, derivava da una religiosità più profonda e più pura, dalla ricerca del Dio veramente divino, domanda in cui i cristiani dei primi secoli hanno riconosciuto se stessi e il loro cammino. L’ultima frase con cui Socrate concluse la sua difesa in tribunale è rimasta famosa: “Ma ora è tempo di andare, io a morire, voi a vivere: chi di noi vada verso un destino migliore, è ignoto a tutti, fuorché a Dio”. In essa è racchiuso il centro del suo pensiero: della verità non ci si può impadronire, si può dare la vita per essa, ma non si può possederla. Benedetto XVI ha affermato che l’università “deve essere legata esclusivamente all’autorità della verità” e che la conoscenza della verità ha come scopo la conoscenza del bene. Filosofia e la Teologia hanno il compito di “essere custodi della sensibilità per la verità, non permettere che l’uomo sia distolto dalla ricerca della verità”. Sorge spontaneo l’interrogativo: come fare? La risposta del Papa non è un discorso, ma un invito a restare in cammino lasciando aperta la domanda di verità. Amare la verità più di se stessi, accettare la sfida di non piegarla ad interessi esterni, non è solo il problema dell’università, riguarda ciascuno di noi. Confrontare la nostra posizione, ricercare la ragionevolezza nelle scelte quotidiane, far interagire ragione e fede è compito di ogni cristiano che ha conosciuto “la Ragione creatrice e al contempo la Ragione-Amore”. La verità si è rivelata nell’incarnazione di Dio in Gesù Cristo, non è lontana e inaccessibile. La fede purifica la ragione, le dona la linfa vitale, senza la quale “inaridisce come un albero le cui radici non raggiungono più le acque che gli danno vita”. Riconoscere l’amicizia tra fede e ragione, nel rispetto della domanda che ogni uomo porta nel cuore, è strada per vivere come se Dio ci fosse.

Vai a "Ultime news"