Il direttore risponde ai Papaboys
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Non è nostra abitudine entrare in polemica con i cattolici rispetto alle loro varie scelte, politiche o culturali. Ma questa volta ci è sembrato giusto ospitare la lettera di una nostra amica (firmata e non anonima - i curatori del sito hanno subito accettato la rettifica proposta da Nerella) in risposta a quanto affermato dal direttore dei «Papaboys», in quanto ci è sembrato fuorviante il confronto tra la «fine» di Prodi e l’inizio del «grande fratello» delle televisioni di Berlusconi.
Perché nel primo caso ci è sembrata evidente una concezione dello Stato e della politica (ricordo l’affermazione di «cristiano adulto», come colui che può in qualche modo prendere le distanze dal magistero della Chiesa) che non corrisponde a quanto deve stare a cuore ad un credente che desideri essere in politica per difendere quei «valori non negoziabili» che sono patrimonio dell’uomo, patrimonio nato dalla fede, ma nel contempo espressione di una sana ragione, rettamente intesa.
Nel secondo caso, pur riconoscendo la gravità di tale modo di fare spettacolo, di concepire lo svago e la comunicazione, capisco che è in gioco la libertà dell’uomo e la sua capacità di educare.
È pur vero che la tv trasmette «valori» (o dis-valori) che influenzano le scelte dei giovani - ma su questo una sana educazione potrebbe in qualche modo fare da argine, e lo vediamo spesso. E si può anche «staccare la spina» - ma è anche purtroppo vero che le leggi dello Stato non sono optional, e creano una mentalità e dei costumi drammaticamente incidenti nel modo di concepire la vita e la famiglia.
Per chi come me è a contatto quotidiano con i giovani, il problema grave delle famiglie distrutte, e con la «benedizione» della legge, si fa sentire nello sfascio di coscienze e vite di tanti innocenti.
Non è un caso che questo Papa Benedetto continua a ricordare a tutti l’«emergenza educativa», e la responsabilità delle famiglie nel crescere i figli. Questo mi pare il nocciolo della questione. E su questo credo valga la pena dibattere.