Italia da rifiuto
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Non lo sappiamo ancora, ma proprio mentre stiamo parlando, nel nostro bell’incontro parrocchiale, della libertà e della bellezza dell’annuncio della fede, sta diffondendosi via etere la notizia che il Papa non andrà all’Università La Sapienza di Roma. Noi abbiamo qui sotto mano l’ultimo documento, sfornato un mese fa, della Congregazione della fede - quella che ebbe già a capo proprio il Cardinal Ratzinger - dove si fa eco alla parola di Gesù: “Andate in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura”. Nei bei tempi in cui viviamo occorre tornare a ripetere questo invito perché sembra che ai cristiani non resti altro che tacere, semmai limitandosi a collaborare con ‘gli altri’ nelle opere della giustizia e della pace. Nel dialogo che si apre interessante e vivace nella nostra nutrita assemblea di donne attente e partecipi, a un certo momento qualcuna dice che le sue brave amiche la stanno già trattando ‘da scema’ perché ha cominciato a frequentare la Messa e gli incontri della parrocchia: ‘Sei una che ha tempo da perdere’. Nel nostro piccolo, non sfiguriamo rispetto alla grande Italia dell’Università che rifiuta il Papa e che professa libertà per tutti, per chi dice e fa le cose più dementi e più triviali, ma a chi è cristiano non concede la libertà di professare la sua fede e di esprimerla con parole e fatti. Se arrivano a comandare loro, quelli che negano al Papa il diritto di parlare e forse anche di esistere, e quelli che – nel nostro piccolo – bollano i poveretti cristiani che vanno a Messa e partecipano agli incontri di parrocchia, siamo finiti tutti. Dall’umiliazione dell’irrisione alla dittatura della negazione della libertà! E comunque a me pare strano che persone che oggi comandano in Italia, non abbiano levato la voce e non abbiamo promosso delle iniziative efficaci, nei giorni che hanno preceduto la programmata visita del Papa, per far tacere la gazzarra così triviale e offensiva che dalle aule e dai cortili dell’università cosiddetta ‘La Sapienza’, è stata buttata sulle nostre tavole con i telegiornali quotidiani. Nessuna differenza con la spazzatura di Napoli. Semmai qualcosa di peggio, nel segno della cattiveria e della voluta cortezza mentale. Noi non siamo i padroni del vapore e - poveri preti di parrocchia - dobbiamo limitarci a proclamare e a vivere la libertà di fede, di vita, di ragione, nelle nostre chiese, nelle nostre case, e possibilmente anche nelle nostre scuole e nelle nostre strade. Ma non vogliamo essere in nessun modo figli o collaboratori di un’Italia che rifiuta la libertà del bene, l’espressività del vero, lo splendore del bello, la limpidezza della ragione.