La speranza di un cuore rinnovato
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Nell’enciclica “Spe salvi”, Benedetto XVI si chiede, parlando della vita eterna dono della fede, che cosa realmente l’uomo desideri, cosa sia la vita e cosa significhi l’eternità. Non sono domande che oggi sentiamo ricorrere, per questo stupiscono e risvegliano una sopita vitalità d’animo e di pensiero. In fondo, dice, noi chiediamo semplicemente la felicità e, anche se non sappiamo in cosa consista realmente, tuttavia sappiamo che deve esistere e ci sentiamo attratti verso qualcosa che non conosciamo. “Dotta ignoranza,” diceva S. Agostino, che costituisce la speranza che muove le nostre azioni. Così la vita eterna è il nome che diamo a questa realtà che non conosciamo ma che presentiamo. Siamo protesi verso un Amore infinito che ci abbracci completamente e che a nostra volta possiamo abbracciare. Di fronte a parole che spiegano la vita, come disse Pietro a Gesù: “Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna”, la nostra ragione sente il bisogno di aprirsi, di far spazio a una novità. Nello stesso tempo fa capolino una gioia insperata, come se la promessa che ci portiamo in cuore trovasse una risposta corrispondente. Ma come resistere di fronte ai drammi personali, ai problemi del nostro paese e a un panorama internazionale dominato da conflitti che non solo non sappiamo come affrontare, ma ci sovrastano fino a togliere ogni speranza? Occorre un punto cui guardare, un giudizio su cui fondare una cultura, cioè un modo di affrontare la realtà. La fede è una cultura, diversa dalla logica del mondo. Un esempio. Alcuni sacerdoti missionari in Kenia* ci informano sul terribile scontro in atto: raccontano di come attorno alla loro parrocchia e alle loro scuole stia crescendo tra la gente una solidarietà che va oltre l’appartenenza tribale. L’educazione sta costruendo un popolo che nell’ appartenenza a Gesù Cristo ritrova la sua unità. Nella loro zona non ci sono stati episodi di violenza e la gente si sta mobilitando per raccogliere viveri da portare alle persone che sono senza casa. “Per tutti è chiaro che solo il Signore può cambiare i cuori e dirigere i passi in un cammino di pace.” Questo ci coinvolge perché è il nostro stesso bisogno di pace e di speranza. Come ci coinvolge il dibattito sulla moratoria sull’aborto. La ragione è sfidata a interrogarsi sul diritto alla vita, fin dal suo inizio. Fanno pensare le parole di Garcia-Faria, presidente dell’Associazione Medici Cristiani Catalogna: “Con l’aborto la violenza si produce al primo stadio della vita e viene diffusa in tutta la società”. Commuovono, allora, le parole di una giovane ragazza che spiegandomi la sua scelta mi ha detto: “L’unica cosa contro cui sono contro è l’aborto”. Negli occhi le brillava la speranza.
Elena Pagetti
*si fa riferimento a don Valerio Valeri, don Alfonso Poppi, don Giuliano Imbasciati, missionari della Fraternità San Carlo Borromeo. Per chi volesse conoscere la loro realtà si rimanda al libro di F. Cavazza, “Caffè e zucchero” ed. San Paolo.