Aborto: Vivere la moratoria nella scuola
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La proposta di una moratoria sull’aborto lanciata da Giuliano Ferrara e collegata alla moratoria sulla pena di morte recentemente votata all’Onu da 104 paesi è un fatto culturale senza precedenti che sta investendo il nostro tempo distratto. “Facciamo una moratoria per gli aborti – ha scritto il direttore de Il Foglio –. Infatti per ogni pena di morte comminata a un essere umano vivente ci sono mille, diecimila, centomila, milioni di aborti comminati a esseri umani viventi, concepiti nell’amore o nel piacere e poi destinati, in nome di una schizofrenica e grottesca ideologia della salute della Donna, che con la donna in carne e ossa e con la sua speranza di salute e di salvezza non ha niente a che vedere, alla mannaia dell’asportazione chirurgica o a quella del veleno farmacologico via pillola Ru486”.
Riteniamo che la scuola nei modi dovuti dovrebbe essere investita da una sensibilità per questo problema, nella misura in cui l’oggetto dell’azione didattica è la realtà e non la sua finzione.
Non dimentichiamo che la scuola, prima di essere la sede in cui le conoscenze si organizzano e si socializzano, è un luogo in cui si trasmette la tradizione della comunità da una generazione all’altra. Comunicazione resa possibile da una ipotesi di significato della realtà che entra a far parte, nella libertà delle scelte, del vissuto quotidiano, della impostazione del piano curricolare e disciplinare.
Può la scuola restare lontana da un dibattito che ha al centro della questione non tanto la revisione di una legge (la 194) bensì il tentativo di ripristinare un approccio globale e dunque realistico alla esistenza? Si può, nella scuola, discorrere continuamente attorno al tema della “esistenza” (è in fondo il nucleo fondante di ogni disciplina, dato che tutta la didattica è un progressivo sforzo di interpretazione e avvicinamento alla esistenza degli esseri e delle cose) chiudendo gli occhi di fronte allo “scandalo supremo del nostro tempo” (scrive Ferrara nel suo appello) determinato dalla strage degli innocenti?
Se l’esistenza è lontana dal suo nesso con l’ideale, cioè con il mistero che l’avvolge e che fa dire ultimamente allo scienziato o al matematico o al letterato: l’esistenza non è mia, noi uomini non la possiamo manipolare; allora se le cose stanno così, non è difficile comprendere come al posto dell’amore per la verità, alla passione per sé e per il proprio futuro, siano subentrati nei giovani l’indifferenza e talvolta il nichilismo.
La battaglia per la moratoria, prima ancora di essere pane per i politici o gli opinionisti, può trovare nella scuola un terreno fertile sul quale attecchire. È nella scuola, infatti, che si forma una certa apertura della ragione alla realtà e una certa attenzione per come essa si mostra a noi.
Il rispetto della vita umana fin dal suo primo manifestarsi deriva dall’affermazione della positività del reale, da cui tutta l’avventura della conoscenza trae linfa e motivazioni.
Dunque la scuola ha un compito importante, per certi aspetti insostituibile: aiutare i giovani a fare esperienza di ciò che apprendono mediante l’offerta di un senso dello studio e dei rapporti che nell’ambiente scolastico si sviluppano. Per questo occorre che nella scuola sia dato spazio ai rapporti educativi tra adulti e giovani, grazie ai quali le persone possano essere valorizzate per quello che sono e in tutte le loro dimensioni e attitudini. In questo senso, e partendo da simili preoccupazioni, nella scuola possono nascere compagnie educative che si sviluppano anche fuori della scuola, nel tempo libero, assumendo la forma di punti di novità per l’ambiente sociale in cui si inseriscono.
Nell’ottica di questi legami improntati alla valorizzazione dell’integralità della persona, di tutti e di ciascuno, appare più evidente l’assurdità del nostro tempo che in nome di una concezione spesso ideologica del benessere della persona condanna i bambini non ancora nati (e le loro madri spesso succube della medesima ideologia) ad un destino di morte. È bello pensare, e non privo di concreti motivi di speranza, che uno spunto come quello della moratoria faccia risvegliare nella coscienza di giovani e adulti la domanda sul destino infinito della creatura umana.