Finanziaria e scuola. Chi non muore si rivede

La Legge Finanziaria per il 2008 da poco approvata al Senato nel contesto della crisi politica latente dell’attuale maggioranza di governo, non cessa di riservare, come puntualmente tutte le Finanziarie da qualche anno a questa parte, alcune sorprendenti novità sul fronte della scuola.

Se l’anno passato era la volta dell’innalzamento dell’obbligo di istruzione e della fine delle graduatorie permanenti per l’inserimento in ruolo dei docenti, quella per il 2008 all’art.50 presenta il consueto pacchetto di misure che rischiano di passare inosservate, benché potenzialmente determinanti.

In particolare due meritano un’attenta considerazione perché portatrici di indubbie conseguenze.

La prima riguarda la disciplina di reclutamento del personale docente, in ordine alla quale si stabilisce che saranno ripristinati i concorsi, con cadenza biennale.

V’è da osservare in proposito che è come voler costruire il tetto senza le fondamenta, dato che non è stata ancora scritta la normativa rivolta al percorso di formazione dei nuovi docenti e addirittura il decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 227, che discendeva dalla legge quadro di riforma 53/2003 (legge Moratti) e che prevedeva un certo iter di formazione e reclutamento (discutibile) è dalla medesima Finanziaria abrogato.

La seconda novità consiste nella costituzione di “organismi paritetici di coordinamento” su base territoriale, costituiti da rappresentanti regionali e provinciali dell’Amministrazione della pubblica istruzione, delle regioni, degli enti locali e delle istituzioni scolastiche statali.

Una nuova creatura, dunque, gli OPC, a cui diamo il benvenuto consapevoli che tra POF, Usp, Larsa, Uda, ecc. faranno una certa fatica a diventare grandi. Ma poiché dalle parti di Viale Trastevere non c’è limite alla fantasia, non è detto che non debbano camminare per la loro strada.

Quale sarebbe la funzione dei suddetti organismi?

Il testo della Finanziaria precisa che al fine di stabilire “finalità, criteri e metodi della sperimentazione di un modello organizzativo volto a innalzare la qualità del servizio di istruzione e ad accrescere efficienza ed efficacia della spesa” è in vista un atto di indirizzo del Ministro della Pubblica Istruzione (entro il 31 marzo) che dovrebbe appunto istituire gli OPC.

Il loro compito, almeno nell’arco degli anni scolastici dal 2008/09 al 2010/11, dovrebbe essere quello di predisporre azioni di supporto alle scuole in ordine a:

organizzazione del servizio in rete delle istituzioni di un singolo territorio;
perfezionamento del coordinamento tra scuole ed enti locali;
miglioramento della qualità del servizio in termini di maggiore efficienza nel rapporto docenti-alunni;
previsioni demografiche;
quantificazione delle economie di spesa, ecc.
Insomma, una sorta di distretto scolastico (ma non erano morti e sepolti?) orientato al monitoraggio della qualità e dell’efficienza delle scuole, il cui piano di organizzazione dovrà essere adottato dalla amministrazioni competenti, come per esempio gli Uffici Scolastici Regionali, i quali a loro volta dovranno relazionare al Ministero, il quale al termine del triennio di sperimentazione estenderà con un successivo atto di indirizzo il modello organizzativo prevalente a tutto il territorio nazionale.

Tutto molto interessante, sennonché ci sovviene qualche dubbioradicale.

Dove finisce l’autonomia delle scuole?

Possibile che per immettere nel sistema le dovute e sacrosante dosi di efficacia e di efficienza si debba creare un altro ente che si affianchi ai mille già esistenti?

Non sarebbe stato sufficiente, più urgente (e più economico) premiare le scuole che già si mettono in rete, magari invitando la base ad offrire modelli organizzativi che comprendano istituzioni statali e non presenti in uno stesso territorio?

E perché non premiare la professionalità dei docenti?

Domande che attendono una risposta che probabilmente non verrà.