Preoccupazioni dal Venezuela
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Dopo la coraggiosa intervista rilasciata da S. E. Mons. Porras, pubblicata su CulturaCattolica.it il 12 novembre scorso, dal Paese latinoamericano giungono notizie preoccupanti: praticamente tutti i sondaggi sul referendum del 2 dicembre, indetto per approvare sostanziali ed antidemocratiche modifiche alla Costituzione proposte da Chàvez, danno vincente il “no”. Questo ha molto innervosito il Presidente ed il suo entourage, e ci sono fondati motivi per paventare una serie di reazioni.
Si temono azioni intimidatorie nei confronti della popolazione, e soprattutto nei confronti dei leaders dell’opposizione, augurandoci che le forme di intimidazione non vadano troppo in là.
Non vorremmo constatare tentativi di infangare con false accuse diffamatorie, vista l’impossibilità di smentire le gravi affermazioni fatte, chi ha avuto il coraggio di dire la propria opinione.
Inoltre si teme che lo svolgimento delle votazioni possa non essere regolare, anche in considerazione del fatto che in Venezuela è stato introdotto il voto elettronico, il sistema di consultazione meno facilmente verificabile dagli Osservatori, a meno di non includere Esperti nella Delegazione, e che questa abbia ampia libertà di accesso prima, durante e dopo il voto ai terminali di raccolta dati.
Ciò che immediatamente ci preoccupa è purtroppo l’incolumità della gente, ancor prima del rispetto del fondamentale diritto democratico alla libera espressione del voto secondo le proprie convinzioni. Ci si augura che di questo tipo di preoccupazioni si facciano eco i media, per rendere concreta la consapevolezza che il mondo guarda a quel Paese.
C’è un’ulteriore speranza. Hugo Chàvez nella prossima settimana sarà a Parigi per una visita di stato. Sarebbe auspicabile che il Presidente francese Sarkozy facesse oggetto dei colloqui anche queste preoccupazioni dei Paesi democratici. Come tutti sappiamo a Sarkozy sta a cuore la liberazione della ex candidata alle presidenziali della Colombia, Ingrid Betancourt, sequestrata dalla guerriglia il 23 febbraio 2002, e di un’altra cinquantina di ostaggi. Liberazione che avrebbe un impatto positivo nell’opinione pubblica mondiale, ed in particolare francese, con prevedibili effetti favorevoli a Chàvez nel prossimo referendum costituzionale, anche se avviene non per un gesto umanitario, ma, dopo ben 7 anni e nove mesi di prigionia, per un tornaconto politico.
La stampa internazionale si chiede se saranno “buone notizie” quelle che il Presidente venezuelano porterà martedì all’Eliseo a Nicolas Sarkozy riguardo la sorte della franco-colombiana Betancourt. In una recente intervista rilasciata a Le Figarò, Hugo Chàvez ha messo sul tavolo altri temi, quali le strategie e gli indirizzi della futura politica europea verso il Sud America, che si augura essere «diversa e ben lontana dall’impostazione statunitense», e inoltre gli sviluppi dell’energia nucleare in Iran per scopi pacifici. «Per questo - ha detto il Presidente venezuelano - siamo con l’Iran e ci auguriamo che si arrivi presto a una soluzione diplomatica”». Oltre alla considerazione che l’interscambio commerciale con l’Iran ammonta a 10.000 milioni di $, è purtroppo più che un timore l’ipotesi di usare di intesa con l’Iran il petrolio, una volta salito ad oltre 100 $ al barile, quale arma di ricatto riducendo la produzione, visto che il prezzo elevato assicurerebbe ugualmente introiti rilevanti ai due Paesi.
Come si vede sono temi politico - economici certamente complessi; ma si ha la sgradevole impressione che il modo di porli di Chàvez implichi un atteggiamento di minaccia, che per altro sarebbe davvero irresponsabile attuare. Speriamo che la “ragion di stato” non metta in secondo piano i diritti umani in un momento così difficile per il popolo di quel grande bellissimo Paese.