Condividi:

Hina. Il fondamentalismo che uccide

Fonte:
CulturaCattolica.it
Non sono le religioni ad uccidere, ma il fondamentalismo

13 NOVEMBRE 2007 - Trent'anni di reclusione per il padre di Hina Saleem e per i due cognati della ragazza pakistana. Due anni e 8 mesi allo zio. Questa la sentenza pronunciata per l'uccisione della giovane sgozzata in famiglia lo scorso anno. Alla lettura della sentenza la madre di Hina ha dato in escandescenze in aula, gridando 'me lo ammazzano'.

Hina Saleem uccisa l’11 agosto 2006, aveva 21 anni, era pakistana e viveva da tempo In Italia a Sarezzo in provincia di Brescia. Il suo corpo, segnato da diverse coltellate e avvolto in sacchetti di plastica, era stato trovato sepolto nel giardino della casa dei suoi genitori. Il padre e lo zio l’avevano fatta a pezzi, perché le ragazza si ribellava ai costumi della sharia e voleva vivere come una qualunque ragazza italiana, con il un ragazzo italiano che la amava, voleva lavorare e non sottostare all’autorità dei maschi della sua famiglia, “né musulmana, né cristiana, solo italiana” diceva Hina.

Hina, ancora minorenne, aveva avuto il coraggio di denunciare il padre per violenza. In seguito aveva ritirato la denuncia, subendo così, lei stessa, l’accusa per calunnia. Alla sua morte il procedimento era ancora aperto e su richiesta della difesa, si è proceduto sino alla assoluzione dall’accusa di calunnia (avvenuta il 25 ottobre 2006), per difendere la sua onorabilità.

Il padre non ha mai dimostrato pentimento, appena arrestato ha detto parole terribile nei confronti della figlia rea di fumare, lavorare, non rispettare le regole della comunità pakistana.
Ma ancora di più mi ha colpito il comportamento della madre.

La mamma di Hina, ha scelto di essere prima moglie che madre.
Probabilmente sapeva cosa si stava tramando ai danni di sua figlia, ma non l’ha allontanata, non l’ha messa in guardia, e ora che hanno condannato il marito, si dispera, come un cane che seppure bastonato, non conosce altro padrone a cui riservare la sua dedizione.
Qualche commentatore diceva: “la cultura è stata più forte della voce del sangue”, vero, questa madre ha seguito la tradizione ripudiando la figlia, privandola prima di tutto del suo amore e del suo sostegno, non ha solidarizzato con le donne musulmane che si sono costituite parte civile, non ha avuto cedimenti, chi sbaglia paga e anche per lei a sbagliare è stata HINA.

Si fa una gran parlare di MULTICULTURALISMO, di integrazione, di diritti delle donne, eppure basterebbe condividere due punti fondamentali.

Il rispetto per la vita umana, di tutti gli esseri umani.
Il rispetto dei diritti civili.


La condivisione di questi due punti è la vera arma contro l’integralismo.
Con queste due premesse fondamentali, condivise da tutti, si potrebbe parlare non soltanto di rispetto per la donna ma di reale convivenza delle civiltà.

Perché non sono le religioni ad uccidere, ma il fondamentalismo.
Quel fondamentalismo che uccide e perseguita i cristiani nelle terre arabe, quello stesso fondamentalismo che ottenebra la ragione e che una volta importato in occidente, si rivolta contro i suoi stessi figli.

Vai a "Ultime news"