Immigrazione, non bastano i provvedimenti d'urgenza
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Angela è sposata ha due figlie, vive in Italia con tutti i suoi fratelli e sorelle, sono tutti sposati, lavorano, hanno una casa.
Il marito fa il muratore, lei fa i lavori domestici in qualche famiglia del paese dove vive, rigorosamente “in nero” perché dice “non ho convenienza, le tasse altrimenti mi mangiano il guadagno”, le figlie studiano, le ha mandate alla scuola elementare statale, ma per le scuole medie ha scelto una scuola privata, perché in quella pubblica non studiavano abbastanza, d’estate fanno qualche lavoretto “per portare a casa qualcosa e per imparare che il lavoro è fatica” dice.
“Da noi tutti gli uomini bevono, tutti picchiano la moglie, io lo dico sempre a mia madre di lasciare mio padre e venire in Italia, ma lei non se la sente”
Una volta all’anno va in Romania a trovare i genitori, ma poi scappa in Italia, perché quello che vede non le piace.
Le si stringe il cuore quando ascolta la TV, quando sente quei romeni che sono “bestie” e che fanno del male a quelli che come lei e suo marito lavorano e sgobbano onestamente.
Lo dice timidamente “la colpa è un po’ vostra, in Italia siete troppo buoni”.
Buoni? No, e nemmeno ingenui, siamo degli imbecilli, non ci voleva la sfera di cristallo per capire che saremmo arrivati a questo punto, non ci volevano i morti, gli scippi, bastava guardare il futuro, bastava guardarsi intorno.
Vedere il degrado delle nostre città e delle nostre periferie, le baraccopoli che sorgono come pugni nello stomaco delle periferie, guardare i dati, chi entra da noi e non ha un lavoro non potrà fare altro che vivere di espedienti e chi fugge dal proprio paese perché ricercato, perché ha rubato, ucciso, stuprato non sarà certo un immigrato modello.
Invece se qualcuno osava alzare la testa, subito ad additarlo come un infame un razzista, uno che non vuole tendere la mano al povero che viene da un altro paese.
Ci sono voluti i morti e le “condizioni politiche odierne” perché qualcuno si vergognasse e corresse ai ripari, ma non bastano provvedimenti d’urgenza, non bastano palliativi, ci vuole il coraggio di affrontare tutta la situazione, tutti gli aspetti legati all’immigrazione, altrimenti passata l’emozione per la morte della signora Reggiani, saremo al punto di partenza e il futuro sarà sempre più infelice, per tutti Italiani e immigrati.