Non c’è più religione, si diceva un tempo. Oggi non c’è più ragione
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La prendo larga. Immaginate che domani un’azienda si rivolgesse ad un tribunale per negare il risarcimento danni dovuto ad un lavoratore che ha subito un infortunio permanente all’interno di un suo stabilimento. Immaginate che la causa di questo infortunio sia da addebitare all’elusione certa e sistematica della legge sulla prevenzione nei posti di lavoro (626). Immaginate ancora che il Tribunale, contro ogni logica ed ogni norma, decidesse di assecondare l’azienda contestando, di fatto, una Legge dello Stato. Pensate a tutto ciò e provate a riflettere sulle reazioni che questo provvedimento scatenerebbe. Non voglio esagerare ma si parlerebbe di stravolgimento dell’ordinamento giuridico, di involuzione reazionaria, di attacco allo Stato e di golpe nero. Gli animi si surriscalderebbero e qualche bella manifestazione sfilerebbe sotto le Procure di mezzo Paese. Tutte queste opposizioni avrebbero una ragione. Ogni buon democratico parteciperebbe alla protesta. Io stesso, farei sentire la mia voce. Ma perché questo deve valere solo se parliamo di aziende e di lavoratori? Perché se un Tribunale autorizza una diagnosi preimpianto su un embrione congelato, in palese violazione di una legge dello Stato, (la legge 40) tutti i “buoni democratici” applaudono entusiasti? Perché se la Legge 40 stabilisce che alle tecniche di riproduzione assistita possono accedere solo coppie sterili, queste vengono concesse anche a portatori di malattie genetiche, violando quindi esplicitamente la legge? Perché se la legge contro l’aborto clandestino (la 194) proibisce l’aborto per fini eugenetici, attraverso la fecondazione in vitro questo divieto dovrebbe essere ignorato? La sequela di domanda rimarrà ovviamente senza risposta. L’unica realtà certa è che il Tribunale di Cagliari, autorizzando la diagnosi preimpianto ad una coppia portatrice sana di talassemia, ha ignorato una legge dello Stato che era stata votata in Parlamento e che ha retto anche l’urto di un referendum popolare. I paradossi in questo caso sono davvero parecchi. La politica applaude e così facendo sentenzia la propria sconfitta, alimentando proprio il virus dell’antipolitica. Il Parlamento viene esautorato delle proprie responsabilità, lasciando agli organi giudiziari potere legislativo. E’ del tutto legittimo che qualcuno consideri sbagliata una legge ma, è altrettanto legittimo aspettarsi che la modifica della stessa avvenga attraverso una battaglia politica e culturale e non attraverso il sostegno alla sua violazione. In questi mesi si è parlato parecchio di ingerenza della Chiesa nelle cosa pubblica. In riferimento a questo caso, il segretario della Cei Giuseppe Betori, ha semplicemente richiesto il rispetto di una legge dello Stato Italiano. Ai suoi danni ovviamente sono piovuti i soliti attacchi anticlericali. Non c’è più religione, si diceva un tempo. Oggi non c’è più ragione.