Vade retro, Valentino
Nel nostro paese, in nome della libertà personale si possono fabbricare figli in provetta, abortire i figli concepiti per errore o quelli che si sospetta siano imperfetti, praticare l’omosessualità, fumare spinelli, spaccare vetrine in manifestazioni pacifiste, pretendere che due persone dello stesso sesso siano considerate una famiglia, contando sulla magnanimità dei cristiani adulti, che come è risaputo sono sempre pronti a capire le ragioni, a guardare al dialogo e all’ascolto, e contando sulla comprensione di sacerdoti sempre compiacenti con i peccatori, che come è risaputo vanno amati e perdonati, e ai quali nessuno pare osi più indicare cos’è buono e cosa non lo è.
Il bene e il male sono diventati un’opinione.
Ma c’è un peccato che è considerato gravissimo, che porta diritti all’inferno, si tratta dell’inesatto pagamento delle tasse.
Questo non lo si deve fare.
Ancora prima che la giustizia fiscale ti condanni, senza concedere attenuanti e possibilità di replica si è condannati al pubblico ludibrio, dai vicini, dalle televisioni e dal sacerdote nel corso dell’omelia.
Sia chiaro, non pagare le tasse è sbagliato, ma qui si aprirebbe anche il capitolo, quante tasse?
Perché è sbagliato anche l’accanimento fiscale dello Stato, nei confronti dei proventi delle nostre fatiche.
Qualche giorno fa il “cristiano adulto” a capo del consiglio aveva chiesto ai sacerdoti di ricordare ai fedeli che non pagare le tasse è peccato.
A Castelfranco Veneto gli hanno dato ascolto, e durante un’omelia don Giorgio ha messo in guardia i fedeli dal diavolo vestito di giallo, che gira non con le corna ma con un 46 sulle spalle.
Vade retro Valentino.
Del resto sono giorni che giornali e televisioni descrivono il corridore biondo, come un mariuolo, si fosse almeno appartato con un trans in overdose di cocaina, gli avrebbero concesso le attenuanti, la comunità di recupero, la riabilitazione televisiva.
Ma non pagare le tasse, a patto che si accerti che proprio questo è accaduto, non è perdonabile.
Così si dimentica che, Valentino Rossi è un uomo, un ragazzo che fa andare la moto come un dio della velocità, bello e vincente lo abbiamo fatto diventare l’idolo di intere generazioni, gli abbiamo dato lauree per le quali non ha mai studiato, ma è un uomo, e grazie al cielo gli uomini fanno grandi cose e a volte sbagliano, che poi abbia sbagliato lui o il suo commercialista poco conta, ci penserà il fisco a pareggiare i conti, intanto lasciamo che si verifichi chi ha torto e chi ha ragione.
I preti tornino a parlarci di Gesù Cristo, della bellezza della fede, che aiuta a giudicare tutto e a trovare la bellezza anche negli errori e nel fango.