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Ancora su Magdi Allam

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Abbiamo ricevuto questa lettera, a cui risponde con precisione il nostro collaboratore e amico Fabio Cavallari

Cara CulturaCattolica.it,
sono un estimatore di Magdi Allam da tempo, ma nella vicenda denunciata da Cavallari alcuni punti mi mettono a disagio.
Magdi ha attaccato molto decisamente, potremmo dire più propriamente pesantemente, Branca: non si è trattato solo di un attacco alle idee.
Quando si afferma che le università italiane “pullulano” di docenti “collusi c
on un’ideologia di morte” si scende nell’attacco alla persona. Magdi non ha quindi attaccato solo le idee di Branca, lo ha voluto distruggere come persona.
La cosa non mi scandalizza, se Magdi Allam pensa che le cose siano così, ha fatto probabilmente bene a parlare e a ingaggiare l’ennesima battaglia della sua meritoria guerra.
Il detto “à la guerre comme à la guerre” devono però poterlo applicare tutti e, quindi, non scandalizziamoci e nemmeno meravigliamoci se di fronte a un attacco personale qualcuno reagisce e si difende chiamando a raccolta colleghi e amici vari, per testimoniare che l’accusa è falsa. Alla critica del pensiero si deve reagire col ragionamento, agli affondi diretti alla persona credo si debba ammettere un reazione non necessariamente da critica letteraria. Cosa avrebbe dovuto fare secondo voi Branca, Karakiri? E poi scusatemi, avete dato un’occhiata ai nomi che hanno firmato l’appello
pro-Branca: pensate davvero che uno come Camille Eid sia maestro di non libertà e lanciatore di fatwe?
Branca scrive, mi sembra, per Oasis, la rivista del Patriarca Scola, anzi mi sembra che addirittura faccia parte del comitato scientifico di questa
rivista: i maestri di non libertà e i lanciatori di fatwe sono dunque così forti da imporsi persino al Patriarca di Venezia, o questi è talmente sprovveduto e ingenuo da scambiare lupi famelici per agnelli?
[Lettera firmata]

Carissimo A.V.,
Anche se non avessi letto “Viva Israele”, oggi non potrei dire di essere d’accordo con le sue obiezioni. Ad attacco personale si risponde con attacco personale, lei sostiene. Questa logica, non mi convince, soprattutto quando la diatriba, come in questo caso, è di carattere dialettico. Se un mezzo viene ritenuto errato, in sé delegittimante, l’errore più evidente che si potrebbe fare è rispondere attraverso la stessa logica, errata e delegittimante. Chi riceve fango può scrollarsi di dosso il sudiciume, ma nella realtà è chi getta infamia che rimane con le mani sporche. Questa però è solamente una mia personale prassi logica che giustamente può essere contestata e confutata. Il punto in questione è un altro. Magdi Allam, non è stato tenero, non ha usato mezze misure e, come da anni sta facendo, ha cercato di indicare le debolezze di un pensiero, quello Occidentale, che rischia “sobriamente” di aprire un viatico, in buona o cattiva fede, alla criminalizzazione dello stato ebraico. Caro A., lei sostiene che “Magdi non ha attaccato solo le idee di Branca, ma lo ha voluto distruggere come persona.” Entrambi, presumo, abbiamo letto “Viva Israele” ma gli esiti sono stati del tutto differenti. Il passaggio incriminato quello, che per inciso ha fatto perdere le staffe agli amici di Reset, non è affatto un attacco ad personam, bensì un didascalico e perentorio atto di accusa al pensiero lassista che legittima l’ideologia della morte. Per correttezza sarebbe interessante rileggerlo così come letteralmente scritto da Magdi Allam e non tradotto dai duecento intellettuali.
[…] Ma ciò che maggiormente mi preoccupa e mi spaventa non è tanto la crescita e il consolidamento del potere degli estremisti islamici in occidente, bensì la resa morale, l’obnubilamento intellettuale, la collusione ideologica e la fattiva collaborazione dell’Occidente con gli estremisti islamici. Pensate, per esempio, al fatto che Paolo Branca, docente di Lingua araba all’università cattolica di Milano, il quale è riuscito a diventare il referente scientifico sui temi dell’islam per la Curia milanese, commentando le invocazioni a Dio per distruggere Israele fatte dall’imam Moussa nella Grande moschea di Roma ha sostenuto che “sulle questioni prettamente politiche, come la Cecenia, la Palestina, le parole dell’imam possono trovare consenso unanime”, perché non sembrano contenere inviti espliciti al terrorismo ma, più semplicemente, sembrano “lanciare un allarme culturale, più di natura religiosa che politica”! Avete capito bene? Secondo Branca ci sarebbe “un consenso unanime” tra gli islamici e la cristianità, tra i paesi mussulmani e l’Occidente, sulla distruzione di Israele e l’annientamento degli israeliani. […] (pag.152;153)
Dove risiede l’attacco personale? L’indice è puntato contro l’errore dialettico e di pensiero che Branca sostiene e che nella replica da lui sottoscritta con l’appello dei duecento, non viene in nessun modo confutato. L’unica chiarezza che il documento pubblicato da Reset esplicita è la richiesta di messa al bando di “Viva Israele”. Alla domanda sugli attentatori kamikaze di Londra del 7 luglio 2005, il Prof. Paolo Branca ha risposto puntando il dito contro i “fenomeni di razzismo ed esclusivismo”. Senza voler assolutamente mettere in discussione il valore intellettuale di alcuno, io credo che questa prassi mentale sia assolutamente errata e pericolosa. Un abbaglio che costerà caro a tutto l’occidente. L’errore risiede nel tentativo di spiegare il fenomeno dei kamikaze attraverso una logica prettamente occidentale. Il kamikaze per un fine “superiore” utilizza un mezzo, che non solo uccide altre persone, ma nega se stesso. Paradossalmente è proprio questo lo scatto che l’occidente non riesce, in nessun modo a comprendere, del terrore islamico. Ed è da questa assoluta incomprensione che nascono poi gli errori di interpretazione (es. “i kamikaze agiscono perché appartengono ad un popolo oppresso, si fanno saltare perché la situazione palestinesi è intollerabile” etc.)
L’insistenza di Magdi Allam e la sua fermezza nascono dalla volontà di far emergere il pericolo che stiamo correndo. Pericolo che se non verrà tamponato per tempo rischierà di mettere a repentaglio la nostra stessa identità.
Il metodo, poi utilizzato dai duecento firmatari ha davvero poco a che vedere con la querelle democratica. “Ducento contro uno” come titolava l’editoriale di Tempi del 26 Luglio, ricorda molto la logica del branco, il vezzo stalinista, la tentazione epuratrice.
A questo punto però, come ha scritto Luigi Amicone sul numero di Tempi che citavo: “ invece di continuare la rissa, vogliamo vedere un bell’invito del Rettore Lorenzo Ornaghi a Magdi Allam, per discutere pubblicamente e pacatamente del suo “Viva Israele”. Naturalmente nell’aula Magna della Cattolica. E naturalmente in compagnia di Paolo Branca”.
Fabio Cavallari

P.S.: Il fatto che Branca scriva per la rivista del Patriarca Scola credo davvero sia del tutto ininfluente e non comprovi in sé alcuna giustificazione o colpevolezza. Se io domani scrivessi su “Liberazione” o “ Il Manifesto” che sono per l’abolizione della proprietà privata, penso che nessuna responsabilità potrebbe essere imputata al mio direttore Luigi Amicone e al curatore di Cultura.Cattolica Don Gabriele Mangiarotti.

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