Lettera aperta a Magdi Allam
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Carissimo Magdi,
Non si può rimanere indifferenti. Non posso farlo io che, per origini e storia, provengo da quei settori di sinistra che oggi hanno messo all’indice “Viva Israele” e ti hanno accusato di “sfrontatezza”. Non basta la solidarietà. Umanamente è un abbraccio fraterno il gesto che ti rivolgo quale viatico per attenuare l’amarezza per l’attacco che hai subito. Dal punto di vista politico e culturale però, sento il dovere, come individuo libero ed uomo di sinistra, di scendere in campo in prima persona per schierarmi apertamente al tuo fianco. Con l’appello petizione confezionato ai tuoi danni, questi cosiddetti intellettuali hanno mortificato anche le menti più nobili della storica sinistra italiana. Studiosi che hanno dimenticato anche la lezione gramsciana secondo cui l’intellettuale, coincide con il principio della formazione umana ed il maestro, non è colui che impartisce nozioni, saperi e contenuti astratti, ma chi insegna ad interpretare la realtà sociale e a divenire cittadini autonomi. “No al giornalismo tifoso” appartiene a tutt’altro segno. La critica, che è il sale della democrazia, è praticamente assente. Sopravvive nelle invettive solo l’attacco ad personam. I tuoi critici non hanno individuato la genesi storica del tuo libro, non hanno avuto la capacità di collocarlo nella tradizione della situazione reale e men che mai hanno espresso un giudizio di valore. Per farla breve, non sono stati neppure dei bravi marxisti. No, Reset ha pubblicato un “manifesto” contro, tipico della cultura stalinista. La censura, l’avvertimento, la delegittimazione, sono i classici strumenti di quel modo di “fare politica” che avremmo dovuto abbandonare assieme agli orrori del secolo scorso. Ed invece… Ancora una volta, l’avversario dialettico diventa il nemico e così facendo si prescindere dalla realtà, si giustifica il mezzo, si creano liste di proscrizione. Qualcuno dice che te lo saresti dovuto aspettare, che sei stato troppo duro, irremovibile, definitivo. Ma quanto preoccupa non è la reazione, a tesi si contrappongono antitesi, ad una visione della realtà si fa da contraltare con un’immagine proveniente da un’altra prospettiva. Questa è la regola democratica della convivenza civile. I “compagni” invece hanno puntato l’indice, individuato l’obiettivo ed in mucchio hanno sparato. Eppure “Viva Israele” non è un saggio aprioristico, non eleva supponentemente la parola a Verità. Diversamente dagli intellettuali di carriera tu fai discendere il tuo pensiero dai vicoli sterrati di Imbaba, dalla quotidianità di uomini e donne, dalla realtà polverosa e semplice. Carne e cibo, odori e passione, dolore ed inno alla vita, è questo “Viva Israele”.
Compagno - cum panis - è colui con il quale condividi il pane ed io oggi, Caro Magdi, sono seduto alla tua tavola.
Con affetto.
Fabio