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Vittadini: fare bene è possibile

Fonte:
CulturaCattolica.it

Giorgio Vittadini* denuncia con un suo articolo su Il Giornale l’inefficienza a cui sono condannati gli Atenei italiani. Ma come sua abitudine alle parole fa seguire i fatti: “Un esempio per tutti è dato da una iniziativa dell’IMT Alti Studi di Lucca, Graduate School disegnata per promuovere dottorati per l’innovazione a orientamento applicativo. L’IMT nel novembre 2006, grazie a una donazione esterna di Farmindustria ha aperto una tornata di selezioni nell’area di Economia Mercati Istituzioni. Il bando aveva lo scopo di attrarre giovani ricercatori intorno a un gruppo di professori visiting chiamati a svolgere ricerca, insegnamento e supervisione degli allievi. La qualità richiesta era altissima: i candidati dovevano essere selezionati sul mercato internazionale sulla base delle loro pubblicazioni, del loro inserimento reale in network di ricerca internazionali e dell’esito di un seminario di ricerca tenuto davanti ai professori della facoltà.
A fronte di un’incapacità generale dell’Italia di attrarre docenti e studenti stranieri, soprattutto nel campo dell’alta formazione e nei programmi di dottorato, in questo caso la serietà della proposta del lavoro di ricerca, l’adeguatezza delle retribuzioni, il rigore dei criteri di selezione, hanno portato a risultati impressionanti. Un intenso lavoro istruttorio di una commissione internazionale ha portato a selezionare 2 giovani ricercatori, sulla base di 276 domande provenienti da 151 università.”


E’ questione di priorità, di amore al futuro.
Siamo circondati da politici che vogliono svilire la famiglia equiparandola ad ogni sorta di “convivenza affettiva”.
Che anziché promuovere le Università come luogo di costruzione del futuro, non fanno che penalizzarle, affogandole nella burocrazia.
Politici che però si entusiasmano per i seni nuovi di Vladimiro Guadagno, tanto da prospettare che queste spese di cambiamento siano a carico dell’ASL.
Sono i fatti che ci raccontano che siamo circondati da politici che hanno a cuore il loro consenso, la loro poltrona, il loro bene e non sono in grado di lavorare per il bene delle future generazioni.

Vittadini conclude l’articolo con una domanda: “Perché uno Stato senza fondi almeno non deburocratizza la legislazione e non permette agli atenei di muoversi liberamente come grandi realtà autonome non profit, analogamente a quanto avviene nei Paesi anglosassoni?”

Naturalmente attendiamo una risposta che non arriverà, perché viviamo in uno Stato che vuole renderci felici con il bisturi, ma non sa lasciarci liberi di essere artefici del nostro futuro.

*Presidente Fondazione per la Sussidiarietà

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