“Cow parade”: sotto vuoto spinto
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Che vaccata! Questa è la prima frase che viene in mente! E se all’inizio è solo gioco di parole, riflettendoci meglio risulta chiaro che questo è il giudizio più appropriato che si possa dare. Qualche mese fa vado a Firenze e la trovo invasa da orrende vacche di plastica dipinte dei peggiori colori. Gli Uffizi, le piazze innanzi alle facciate medioevali e rinascimentali, il selciato di Piazza della Signoria, tutto riempito da questi mostri, uno stridere terrificante con la nobiltà della città, l’apoteosi del cattivo gusto. Un fastidio, una ripugnanza fisica per questo insulto al bello! Va be’, mi son detto, si sa come sono i Fiorentini... E si sa anche il colore dell’amministrazione comunale: una certa connotazione ideologica sedicente progressista è avvezza a spacciare per arte qualsiasi capriccio del primo scalzacani. Qualche giorno fa, però, scopro con orrore che lo stesso è avvenuto nella mia città, Milano. Mi dico: “Possibile che si siano bevuti il cervello anche qui?” M’informo e vengo a sapere che tutta la faccenda si chiama “Cow Parade” ed è una mostra itinerante ideata da un famoso (!) scultore svizzero. La manifestazione ha già avuto luogo in decine di città del mondo (New York, Chicago, Sidney, Londra, Parigi, San Paolo, Tokyo...): si va in una città, si propone a chi vuole di decorare come meglio crede qualche decina di questi bovini plasticosi e si espongono nelle piazze per qualche mese. Alla fine si fa un’asta il cui ricavato va in beneficenza. Tutti felici quindi: il Comune che si dà lustro mostrando di essere attento all’“arte” moderna (senza spendere un centesimo), gli “artisti” che vedono esposto il frutto della loro fantasia, gli organizzatori che vengono additati come benefattori.
Scusate, ma pensiamo un momento di che cosa stiamo parlando... È arte? Questa sarebbe arte? A livello estetico è l’apice del cattivo gusto. Una vacca di plastica è già brutta di per sé, colorata nelle fogge più strane diviene terrificante. Liquidato l’aspetto estetico, quale sarebbe il significato di questa zuppa? Vedere una finta vacca dipinta con i colori della bandiera inglese può far sorridere. Vederne una, due, tre... alla quarta ha smesso di divertire. E che cosa resta? Ecco il problema. Il nulla! Queste vacche mostrano il nulla più completo, l’arte ridotta a puro gioco, senza alcunché di propositivo. Si hanno opere che non esprimono nulla fuorché due cose: la più arbitraria individualità di chi concepisce la decorazione e il business che ci sta dietro. Forse mi si dirà che esagero, che in fondo è solo una iniziativa divertente a scopo benefico. A mio parere, invece, siamo davanti a qualcosa di indicativo del nulla in cui stiamo precipitando. Lo scopo benefico fondamentalmente è una scusa, un modo per lavarsi la coscienza cercando di appiccicare fittiziamente un significato al vuoto più totale. Siamo sotto vuoto spinto! L’arte svuotata di qualunque significato, di qualunque suo scopo, sia esso di proposta, di critica, di conoscenza, di educazione, di illuminazione di un aspetto del reale, del particolare, dell’universale. Ancora peggio: vi è l’eliminazione anche degli aspetti formali dell’arte, della parte tecnica. Resta il gioco. Resta solo l’affermazione del proprio gaio estro e dei soldi che vi girano dietro. Personalmente sono preso dall’angoscia a camminare imbattendomi in questa bruttezza invasiva, disseminata ovunque, queste forme del tutto scorrelate da tutto, dal contesto in cui sono poste, dagli esseri umani, dalla natura, dal pensiero. Non si può neanche parlare di “arte minore”, come sarebbe, per esempio, un vaso, una stoffa, un mobile. I prodotti delle “arti minori” hanno sempre scopi precisi; di conseguenza quanto meno sono in grado di affermare quella realtà per cui sono costruiti. Un manifesto di un disegnatore fa parte delle “arti minori”, in grado, nei casi migliori, di assurgere a vera arte (si pensi per esempio a Toulouse Lautrec). Qui tutto è slegato da tutto, è il marasma più totale, imposto con la prepotenza dei numeri, della replicazione a una città intera. Il vuoto spinto che si infila in tutti gli anfratti. Molti ridono di questa vaccata, ritengono che sia una stupidaggine, una goliardata divertente. Pensando, però, a quanto tempo, denaro, idee sono stati e sono ancora mossi dietro questa iniziativa, risulta chiaro che non la si può liquidare dicendo che è una goliardata. Vista la sua ampiezza, visto che è stata accolta ovunque, trovo che sia assolutamente indicativa del tempo in cui viviamo: l’unica cosa che oggi unisce l’umanità è la mancanza di senso! Siamo sotto vuoto spinto! Molti ridono. Io trovo che non vi sia nulla da ridere.