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Chiedo scusa a Magdi Allam

Fonte:
CulturaCattolica.it
“Alla radice del male c’è la mistificazione della realtà.”

Anno Zero, conduce Michele Santoro, la trasmissione sta per terminare, il vignettista Vauro, che critica l’occidente dove però sta bene e dove gli è permesso fare e dire ciò che vuole (in altri posti gli sarebbe difficile) mostra una vignetta.
E’ una vignetta provocatoria, un regalo avvelenato per Magdi Allam, scrittore, giornalista, vice direttore de Il Corriere.
Vi è rappresentato Magdi Allam nei panni di un kamikaze “fondamentalista occidentale”.
Scorrono i titoli di coda e nessuno può replicare indignarsi o difendersi.
Siamo proprio all’anno zero.

Chiedo scusa a Magdi Allam.
T
i chiedo scusa a nome di tutti quelli che, come me, ti considerano una persona intelligente, un laico non laicista, che mette a repentaglio la propria vita per difendere la libertà, sua e nostra.
Ci disonora questo modo di fare, non si può tollerare che la vittima sia paragonata al carnefice, che un uomo che da anni si batte per i diritti dell’uomo, sia paragonato a chi è da sempre contro questi stessi diritti.
Mi conforta il fatto che in molti in questi giorni stanno manifestando i miei stessi sentimenti.
Caro Magdi, non tutti gli Italiani amano l’Italia, ma sono ancora molti quelli che come te e con te, l’amano e la difendono.
Grazie. Continua coraggiosamente il tuo lavoro e se ti è possibile, non sentirti solo.


Nerella Buggio

Questo l’articolo con cui Magdi Allam commenta su Il Corriere l’accaduto:

«Quell’attacco in televisione dove un nemico del terrore è dipinto come kamikaze»

Che orrore vedermi raffigurato nei panni di un kamikaze nell’atto di farsi esplodere inneggiando «Allam Akbhar!», una personalizzazione blasfema dell’invocazione «Dio è grande!» pronunciata dai terroristi suicidi prima di compiere la strage. Proprio io che sono in prima linea nella guerra contro il terrorismo islamico. Un aberrante stravolgimento della realtà che evidenzia il rischio che la nostra Italia non riesca più a districarsi tra il vero e il falso, obnubilata da una pesante cappa di mistificazione della realtà.
Sto parlando di una vignetta disegnata da Vauro ed esibita nel finale della trasmissione Annozero condotta da Michele Santoro e andata in onda giovedì scorso. «La dedico a Magdi Allam che lo vedo sempre difendere l’Occidente. Quindi integralisti domestici», ha sentenziato Vauro sventolando la vignetta della mia morte criminale negli ultimi fotogrammi della diretta televisiva. Senza alcuna possibilità di replica, con i titoli di coda che scorrevano e il rituale battimano di un pubblico che obbediva agli ordini. E poi il silenzio. Come se non fosse successo nulla di anomalo.
D’altro canto, perché meravigliarsi se l’aria che si respirava nel corso della trasmissione era satura di un deleterio ideologismo che mistifica e nega la realtà manifesta, relativizza e equipara i valori contrapposti? Qui i nomi non hanno importanza perché è un male ahimè diffuso in Italia. Conta la sconcertante realtà di chi confonde le vittime e i carnefici, chi legittima il terrorismo giustificandolo come un fenomeno reattivo e nega la sua natura aggressiva, chi decontestualizza il singolo evento per accreditare costi quel che costi la bontà della sua tesi ideologica.
Perfino dopo la riproposizione dell’atroce filmato della decapitazione di Sayed Agha e delle scene toccanti dei funerali di Adjmal Nashkbandi, rispettivamente l’autista e l’interprete di Daniele Mastrogiacomo, più di una voce ha ritenuto che i tagliagole non siano i talebani, bensì il governo Karzai. Si nega la realtà manifesta per poter affermare il pregiudizio ideologico. Così come in una fase in cui le nostre forze armate sono impegnate in Afghanistan, si è ripetutamente irriso e offeso la nostra missione qualificandola come un «atto di servilismo» e di sottomissione alla «guerra imposta dagli americani».
Dimenticando che si tratta di un’iniziativa pienamente legittimata dall’Onu, che avviene nel contesto della Nato e d’intesa con le legittime autorità afghane. E, soprattutto, criminalizzando e condannando i nostri soldati, cioè i nostri figli e fratelli che rischiano la vita per l’interesse dell’Italia. Quest’Italia che odia se stessa è destinata al suicidio. Chi non sa distinguere tra il vero e il falso, non è in grado di scegliere tra il bene e il male e non potrà realizzare il proprio autentico interesse.
Alla radice del male c’è la mistificazione della realtà. E la disinformazione è un male che concerne in modo prioritario la nostra categoria di giornalisti. Ebbene credo che sia arrivato il momento dell’autocritica per salvare noi stessi e gli italiani che ancora credono in noi.

Magdi Allam - 14 aprile 2007

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