Erba: strage di condominio
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Non ci sono vendette di mafia, o affari legati alla droga, dietro alla strage di Erba, dove sono morte quattro persone e una si è salvata per miracolo.
Niente di tutto questo, ma una “esasperazione condominiale”.
Una coppia di coniugi sposati da vent’anni, lei casalinga, lui netturbino, la televisione ci rimanda in continuazione i loro volti e somigliano ai nostri, a quelli dei nostri vicini.
Abitavano al pianoterra di una casa di cortile e sopra di loro abitava Raffaella con un bambino di due anni, il marito Tunisino che era stato in prigione per droga.
Ad esasperare gli animi pare ci fossero i “rumori”, il frastuono della radio, il bambino che piangeva, o forse, solo frustrazioni sfogate in questa “guerra di condominio”.
Una banale “faida di condominio”, come se ne vivono tutti i giorni, non sempre sfociano nell’orrore, ma spesso fanno si che i contendenti si rovinino l’esistenza, passando il loro tempo a spiare le mosse del vicino dallo spioncino della porta d’ingresso, un vicino che non è più una persona, ma diventa un nemico, l’antagonista.
Spesso senza nemmeno accorgercene finiamo per isolarci, per difendere “la pace familiare”, quello che accade dietro alla porta di casa nostra, e ciò che sta fuori diventa ostile, non conosciamo il vicino di casa, non sappiamo cosa gli sta accadendo, entriamo in contatto con lui solo se parcheggia l’auto fuori dagli spazi segnalati, se in qualche modo disturba l’ordine precostituito.
Per questo la strage di Erba ci inquieta, perché è la testimonianza di come il male e l’orrore appartengano alla vita di tutti i giorni.
Carlo Castagna - papà di Raffaella Castagna, nonno del piccolo Youssuf e marito di Paola Galli, tre delle quattro vittime della strage, ha perdonato, lo ha fatto con parole pacate, lo si capisce dal suo viso che è sincero: “Li perdono e li affido al Signore. Bisogna perdonare in questi momenti. Bisogna finirla con l’odio” così ha commentato a caldo durante la trasmissione ‘La vita in diretta’, su Raiuno, le ammissioni fatte sul delitto dai vicini di casa della figlia.
Il marito di Raffaella non ha capito, nelle sue dichiarazioni ha parlato di vendetta, e questo umanamente è comprensibile, ma quello che non ha capito è la fonte di questo perdono.
L’ho appena sentito dichiarare che il padre di Raffaella ha perdonato perché non ha visto il corpo della figlia martoriato, mentre lui che ha visto con i suoi occhi, non può perdonare e spera nella “legge del carcere” quella che non perdona chi uccide donne e bambini.
Invece io sono convinta che il perdono del signor Castagna, non sia dovuto al “non avere visto”, ma al non avere bisogno di vedere. Questa sera intervistato da Vespa a Porta a Porta ha parlato ancora di perdono e della suocera, la mamma di sua moglie che lo ha consolato, ha condiviso con lui il fardello del dolore e la misericordia delle sue parole di perdono, lo capivi che non è una “posa”, che il perdono non nasce da una scelta dell’uomo, ma da un’educazione del cuore.