Meeting: la straordinaria normalità di una fede che diventa opera
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“Non so con quali parole racconterò quello che visto qui, quando tornerò a casa…” queste le parole (citate a memoria) di John Waters, giornalista irlandese, commuovono la platea che assiste all’incontro sul tema “Libertà ed educazione” al Meeting di Rimini. Parole che esprimono lo stupore per quanto ci è stato dato di vivere ed incontrare durante questa manifestazione. Parole che commuovono me, che come Waters per la prima volta ho partecipato a questo evento dove un cristianesimo pienamente umano, così lontano dal modo in cui viene inteso da molti, una religione fatta di regole morali e di divieti, si rivela invece il catalizzatore di tutto il bello e il buono che proviene dall’uomo.
Arte, cultura, scienza, tecnologia, politica, economia, solidarietà, tutte le opere che la mente umana è in grado di concepire, dimostrano che il desiderio dell’uomo, la sua tensione verso la realtà creata è risposta alla presenza di Cristo vivo e operante nella storia.
Nella ricchezza dei temi proposti, delle esperienze di vita testimoniate dai vari gruppi presenti, nelle mostre realizzate con semplicità e stile, dove l’idea rappresentata vince e convince più ed oltre le immagini, dove la passione coinvolge più ed oltre il dato sensibile, ci si muove stupefatti guardando la gente: gente normale di tutte le età, con i bambini per mano o addormentati nelle carrozzine, che fa la fila per sentire parlare del Paradiso dantesco. Il tema, ostico per professori e studenti, definito troppo “teologico”, troppo “medioevale” e per questo troppo spesso snobbato, acquista qui vita, fascino e umanità nel racconto di un giovane poco più che ventenne, che prima ancora che di Dante racconta di sé, della sua passione per quello che sta spiegando e ti contagia con il suo entusiasmo.
I giovani ti stupiscono, hanno le stesse facce dei giovani dei muretti e dei bar, ma seguono assorti e silenziosi le spiegazioni di un’improvvisata “esperta” di San Benedetto e dei suoi monaci, che racconta della fermezza con cui questi uomini hanno resistito alle invasioni barbariche, costruendo l’Europa che noi conosciamo e che oggi non li riconosce. Anche qui senti la convinzione, senti l’adesione ad un’appartenenza che è anche la tua, il desiderio di riproporre un’esperienza umana sempre viva e nuova. La stessa gente e gli stessi giovani li ritrovi agli incontri con i giornalisti e i politici; anche qui la partecipazione è palpabile, soprattutto quando un mussulmano come Magdi Allam ti spiega che è questa cultura, e non soltanto l’opulenza, ciò che attira tante persone verso il nostro paese, ti ricorda che questo è quanto dobbiamo conservare e coltivare, per noi stessi e per gli uomini di tutte le epoche e di tutte le latitudini …. E qui tutti sono in piedi a battere le mani con un entusiasmo che finalmente esce dagli stadi e dagli studi televisivi e ci incoraggia a guardare con fiducia la realtà del nostro tempo ed ad impegnarci perché la speranza non può lasciare questo mondo, così sovente tentato di disperazione. Perché la speranza è Cristo, Dio nato e risorto nella carne per rimanere con noi per sempre, all’opera in ogni tempo perché l’uomo resti ciò per cui è stato desiderato da Dio, custode del Creato e della Bellezza che ci è stata rivelata e affidata.
E poi via, in giro tra gli stand per assaggiare qualche sfiziosa specialità offerta dalle aziende agricole provenienti da tutta Italia, oppure per uno spuntino in uno dei tanti ristoranti tipici insieme agli amici ritrovati lungo i corridoi, o per conoscere tante iniziative di solidarietà, nate per contagio dal carisma di don Giussani, un semplice prete innamorato di Cristo e dell’uomo. Questo è il clima di straordinaria normalità, di umanità gioiosa, di cristianità viva che purtroppo non trapela dai resoconti giornalistici scarni e politicamente orientati, ma che attende chiunque voglia lasciarsi coinvolgere da questo “già e non ancora” che è la promessa con cui Cristo ci attira a sé e ci conquista.