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Alice, 5 anni, picchiata a morte perché non voleva dormire

Fonte:
CulturaCattolica.it

“Quando la famiglia non c’è più a pagare sono sempre i bambini”, scrive l’Osservatore Romano, e noi sottoscriviamo, sono parole dolorose, ma le sentiamo vere.

Viviamo in un mondo dove i bambini non sono più “un dono del cielo”, una “grazia del Signore” come dicevano e quindi insegnavano, i nonni di una volta, sono una cosa meravigliosa che può trasformarsi in una fatica che non vogliamo fare, sono una gioia se li abbiamo “cercati”, sognati, desiderati, come si fa per un’auto costosa, e sono invece un impaccio se le circostanze cambiano, se la realtà muta o se non sono come li avevamo pensati.

L’uomo che a Labaro alle porte di Roma, ha picchiato Alice sino a farla finire in rianimazione dove è morta, era il convivente della sua mamma, 39 anni, padre a sua volta di un ragazzo di 15 anni, Alice non voleva dormire e lui non ha sopportato questo forse ennesimo capriccio, forse era solo il tentativo della piccola di attirare l’attenzione, chissà.
Alice aveva solo 5 anni e una famiglia di quelle che oggi si definiscono allargate, aperte, e siccome stanno diventando la maggioranza, ci raccontiamo che sono meglio delle altre, perché quando un matrimonio non funziona, “quando finisce l’amore” è meglio darci un taglio e ricominciare.
Ci vorranno generazioni perché si ammetta che quasi mai questo taglio è senza traumi, che anche quando ci si lascia “serenamente” spesso i figli pagano il prezzo più alto che questa scelta degli adulti.

Li sento già quelli che recriminano, “allora che fare, non si può vivere con una persona che non si ama più…” non ditelo a me, io sono figlia di una coppia che non si amava più e conosco l’iter, ma possibile che nessuno investa energie sul fatto che bisogna imparare ad amarsi? A coltivare quelamore che all’inizio ci è sembrato eterno?
Possibile che sia così fuori moda, dire che il matrimonio non è una cosa per il “fino a che dura”, ma è una vocazione che va coltivata, alimentata, ad amarsi per tutta la vita s’impara, non è una dote innata, a volere il bene dell’altro ci si educa, non è “naturale”, perché naturalmente siamo egoisti, non ci si sposa perché si conosce l’altro, ma perché lo si ama tanto da decidere di spendere la vita per cercare di conoscerlo e nessuno sa come saremo domani.

Possibile che nessuno dica più che i figli sono il frutto di un amore, sia esso l’amore di un istante o di una vita, ma non sono nostri, sono il nostro tramite con il futuro, santo cielo, guardiamoci intorno stiamo distruggendo il nostro ed il loro futuro insegnando loro che le cose sono belle se non richiedono fatica, che l’amore è meraviglioso sino a che non ci mette alla prova.

Cari figli non è così, l’amore è una meravigliosa e faticosa avventura, che vale la pena di essere vissuta che fa toccare il cielo con un dito e a volte fa dubitare che il cielo esista, ma non si va in cordata senza l’attrezzatura, sperando che il tempo sia sempre bello, la sorte benigna e con l’unica certezza che se il compagno di cordata non è all’altezza dell’avventura si può sempre cambiare.

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