La pillola dell’aborto solitario
- Autore:
- Fonte:
Il Ministro della salute Livia Turco ha affermato che è favorevole al parto indolore e quindi anche all'aborto indolore.
Le è sfuggito un piccolo particolare, che quello con la pillola RU486 non è l'aborto indolore, ma l'aborto fai da te, con il minor costo per il servizio sanitario nazionale, è l'aborto che delega alla donna il compito di disfarsi del suo futuro figlio in solitudine, l'aborto "indolore" non solo non è senza dolore, dura tre giorni e da più parti si denunciano casi di emorragia.
Eppure, come nella migliore tradizione, l'ideologia benda gli occhi e impedisce di vedere il vero.
Così chi denuncia ciò che accade viene accusato di oscurantismo, di essere nemico delle donne e chi invece chiude gli occhi sui reali rischi per le donne viene posto sul piedistallo della modernità.
Il paradosso è che siano quelli contrari all'aborto a chiedere che se aborto dev'essere, sia almeno sicuro per la salute delle donne, sia effettuato in ospedale sotto il controllo medico, come previsto dalla Legge 194.
Gli altri i favorevoli all'aborto e i cattolici adulti, dicono di pensare alle donne, ma guardano al bilancio, oppure non hanno studiato bene il problema e sono all'oscuro dei rischi che questo tipo di aborto comporta.
Ecco allora, che leggere quanto scritto oggi da Assuntina Morresi su Avvenire forse sarà utile anche a loro:
"Giorni fa a Roma al pronto soccorso del Policlinico Gemelli si è presentata una donna con un'emorragia in corso. Il medico di turno ha accertato che si trattava di un aborto, e si è proceduto al raschiamento. Nel corso dell'anamnesi, su richiesta dei medici, la signora ha spiegato che l'aborto non era spontaneo, e ha raccontato di aver ricevuto a Siena la pillola abortiva, la Ru 486, e di essere poi tornata a casa. In realtà il metodo chimico prevede due somministrazioni di farmaci, diversi tra loro, a distanza di un paio di giorni: di regola l'espulsione del feto avviene dopo l'assunzione della seconda sostanza, la prostaglandina, che induce le contrazioni. In questo caso invece (che si riscontra nel 3-6% dei casi) la paziente aveva già abortito dopo la prima pillola, ma si era verificata una delle complicazioni più comuni con la Ru 486: l'emorragia. A rendere molto difficile il monitoraggio di casi come questo - che potrebbero essersi già verificati - è il fatto che la paziente avrebbe anche potuto non dire nulla ai medici, che quindi avrebbero rubricato l'evento come raschiamento per emorragia da aborto spontaneo. Per questo Antonio Spagnolo, professore associato di Bioetica all'Università Cattolica - che ha esaminato il caso come consulente -, sottolinea come sia «di fondamentale importanza che tutti i medici che si trovano ad assistere donne cui è stata somministrata la Ru 486 segnalino al Ministero gli eventi avversi cui hanno assistito, così come accade per tutti i farmaci».
Quanto accaduto è la norma nell'aborto chimico: si prende la prima delle due pillole, la Ru 486, e da quel momento in poi si può solo aspettare, senza sapere precisamente quando, dove e come l'aborto avverrà. Se l'aborto con la Ru 486 avviene al di fuori del ricovero ospedaliero è plausibile che la metà circa delle donne che vi si sottopongono espelleranno l'embrione dove capita: al lavoro piuttosto che a casa, oppure in treno, o in autostrada... Sappiamo infatti che circa l'80% delle donne abortisce entro 24 ore dal secondo farmaco, mentre i protocolli prevedono che le donne rimangano sotto controllo in ospedale 3-6 ore dopo la seconda pillola.
La prassi della "pillola-e-poi-a-casa" è quindi in evidente violazione della legge 194, che prevede che l'aborto avvenga all'interno delle strutture pubbliche proprio per salvaguardare la salute delle donne. Abortire con la pillola nel rispetto della legge attuale può solo significare un ricovero per tutto il periodo dell'aborto, che dura almeno tre giorni nella maggior parte dei casi, ma che può arrivare fino a quindici giorni, e a volte anche di più.
C'è poi da tenere conto del fatto che l'espulsione dell'embrione non significa che l'aborto sia completato: le perdite di sangue sono molto abbondanti e durano più a lungo di quelle per un aborto chirurgico, perché con la Ru 486 l'utero si svuota lentamente, in modo spontaneo. Per questo le emorragie sono fra gli eventi avversi più pericolosi e più ricorrenti in questo tipo di aborto. Come dimostra quanto accaduto a Roma, l'aborto con la pillola al di fuori del ricovero ospedaliero rischia di sfuggire del tutto ai controlli sanitari, con evidente grave rischio per la salute delle donne.