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Verità è libertà

Autore:
Cavallari Fabio
Fonte:
CulturaCattolica.it
"Verità è libertà" del Cardinale Camillo Ruini: una sfida da cogliere per politici, intellettuali e società civile. Perché non provarci?

Libertà. L'abuso di questo antico termine è diventato talmente mediatico, abituale, giornaliero, dall'averne completamente falsato il significato più profondo. La tendenza della nostra società postmoderna è quella ormai consolidata della semplificazione. Metodo quest'ultimo utilizzato non come aiuto concreto per la comprensione, ma paradossalmente come riduzione sistematica all'effimero. Nell'utilizzo quotidiano del termine sono confluite accezioni che ne hanno completamente snaturato il significato più autentico e costruttivo. Essere privi di disturbi, obblighi, legami e di pensieri spiacevoli è diventato l'assioma per poter affermare: "Sono libero". Questa spinta populista, ben supportata dalle forze centrifughe del capitale, si è tradotta nella nostra quotidianità nella richiesta incondizionata e perpetua dei "diritti". In pratica, anche la politica, si è piegata alla volontà del "desiderio" da soddisfare a tutti i costi. L'imperativo che sembra trionfare all'interno di questa prassi dialettica è che il "desiderio" (descritto come un nobile anelito dell'uomo) deve farsi strada, trovare tutele e garanzia nella società e che il suo soddisfacimento sia in definitiva il principio costitutivo della libertà. Non rendersi conto che questa è una visione puramente individualista, che rinnega il bene comune, in nome del "passo dei tempi" è la rappresentazione più lampante della vittoria del capitale sull'uomo. Il paradosso più sconcertante è che questa tesi sottaciuta sta trionfando proprio negli ambienti considerati più "progressisti" del nostro paese. Il pensiero che la libertà non sia null'altro che "la possibilità di fare tutto ciò che si desidera" sta diventando pericolosamente "senso comune" senza neppure che un minimo di riflessione si faccia strada nelle menti e nelle aspirazioni degli uomini. Questa deriva non ha altro scopo che ridurre l'uomo a strumento, tramutando la scienza in scientismo. Le biotecnologie e le tecniche applicate all'essere umano rischiano così di divenire gli unici "soggetti" in grado di rispondere ad un "desiderio" nei fatti, indotto, dalle stesse. Per uscire da questo circolo vizioso, che ha superato di gran lunga anche la supposta autoreferenzialità del capitale, servirebbe una corposa discussione di massa. La politica, incapace di emanciparsi dal dualismo "desideri-diritti", non sembra in grado di prodursi in tale operazione eppure non porsi l'obiettivo sarebbe oltremodo disastroso. Per contrastare il culto della modernità tout court è necessario ritornare a discutere ponendosi il "nodo" dell'identità. Il concetto di libertà, non certo estraneo a tutta la cultura marxista, sembra oggi completamente derubricato dall'apparato progressista all'affannosa legittimazione dei diritti civili. Se la politica però non è solo mera "amministrazione" è più che mai necessario tenere in considerazione, chi ancora oggi con forza e ostinazione continua a riproporre come punto centrale dell'agire il concetto di libertà. Cioè, senza timidezze e detto assolutamente da un punto di vista marxista, è più che mai indispensabile accettare la sfida che il Cristianesimo non ha mai smesso di porre in essere. Sarebbe una sfida ancora più alta e nobile se la medesima non fosse confinata nella sfera del mondo cattolico ma, proprio per la sua specifica valenza universale, assumesse i veri e propri connotati di una macroscopica indagine politico-etico-sociale. Perché non partire allora dalle pagine dell'ultimo libro del Cardinal Ruini "Verità è libertà" (Mondadori)? Nella rispettosa osservanza, che lo stesso Cardinale ha avuto modo più volte di pretendere, tra Stato e Chiesa e perfettamente inserita in un'ottica non confessionale, la riflessione che egli propone sul concetto di libertà potrebbe essere un buon punto di partenza, per laici, credenti e non credenti. Ragionando nei termini di "un progressivo isolamento della libertà", C. Ruini mette in guardia dall'odierno concetto di libertà, la quale rischia "di diventare sempre più autoreferenziale, ossia di isolarsi, fino a porre il proprio significato e obiettivo soltanto in se stessa. Ciò equivale in realtà a perdere questo stesso significato e a ritrovarsi vuota e senza consistenza, per il semplice motivo che la libertà è certamente una caratteristica essenziale del soggetto umano ma non è e non può essere la totalità del soggetto stesso. Per convincersene sembra sufficiente fare riferimento all'indole relazionale del soggetto, che si costituisce e si sviluppa solo in rapporto ad altri soggetti e alla realtà del mondo". Una bella sfida da cogliere. Per intellettuali, politici e società civile potrebbe essere un buon viatico per uscire dal nichilismo relativista della modernità. Perché non provarci?

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