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Pubblicare o non pubblicare le vignette della discordia?

Fonte:
CulturaCattolica.it

Nonostante l’età mi abbia aiutata a diventare più riflessiva, probabilmente non lo sono ancora abbastanza.
Se fossi una femminista starei sulle barricate, e siccome non lo sono nel senso che solitamente si da al termine “femminista” (lo sono più di molte che usano quella definizione per autodefinirsi), resta comunque in me questo spirito da “lancia in resta”.

Così, appena letta la notizia della condanna a morte da parte degli integralisti islamici, non solo per i giornalisti che hanno pubblicato le vignette satiriche sull’islam, non solo per i direttori dei giornali, ma per tutta la cittadinanza e il governo, sono andata a guardarmi le vignette su internet (meraviglioso strumento), le ho trovate brutte, a dire il vero nemmeno così irriverenti con il profeta, il soggetto più che Maometto pareva essere il terrorismo e mi son detta “pubblichiamo” se tutti le pubblicano, non potranno di certo, ammazzarci tutti.

Si tratta di dimostrare che non siamo succubi dei loro metodi.

M’è venuta in mente Rosa Lee Parks, icona della lotta nera contro l’apartheid e la segregazione, che avviò a Montgomery in Alabama la protesta contro il segregazionismo sugli autobus, rifiutandosi di cedere il posto a un bianco. Ne seguì un boicottaggio dei trasporti pubblici da parte della comunità nera, fra i cui c’era già anche un allora giovanissimo Martin Luther King. Il boicottaggio si concluse con la desegregazione degli autobus.

Mi pareva che il paragone calzasse a pennello e ho lanciato l’idea a molti amici, volevo pubblicarle sul mio blog e pensavo che se tutti i blog avessero fatto la stessa cosa sarebbe stato segno di libertà e non sottomissione.
Ad onore del vero, molti erano d’accordo con me, ma uno di loro mi ha risposto:

“Spaventoso pensare che non si possano pubblicare delle vignette satiriche, d’accordo. La libertà di stampa e di pensiero va difesa (così insegna il liberalismo moderno), ma quelle vignette non aggiungono niente al giudizio netto di politici e giornalisti occidentali che giustamente denunciano il legame che spesso c’è tra ideologia islamica e terrorismo.
A me farebbe comunque incazzare una vignetta satirica su Gesù Cristo.”

Diciamo che la cosa non mi aveva del tutto convinta, perché, forse che vignette che irridono Gesù Cristo non se ne sono mai viste?
Ho pensato che il mio amico parlasse così perché non le aveva vedute, così gli ho scritto:
“Ma le hai viste? Sono brutte e non fanno ridere”.
Della serie “Il profeta accoglie un defunto in Paradiso e dice: Le vergini sono finite.”
Il problema è ribadire che non possono minacciare di morte, ritirare i loro ambasciatori, chiedere che il Papa si scusi (poi la Danimarca è protestante) ecc... e non permettere la liberà ai cristiani nel loro paese.”

E lui:

“Appunto. E’ vero che non possono “minacciare di morte, ritirare i loro ambasciatori, chiedere che il Papa si scusi” ma allora perchè il Papa ha sottolineato che «un miliardo e trecento milioni di musulmani hanno il legittimo diritto di esigere delle scuse
inequivocabili da coloro che hanno perpetrato atti blasfemi e violato i limiti civili della libertà», aggiungendo che «difendere gli atti blasfemi porterà solo estremismo e vendetta»? C’è da chiederselo. Noi siamo cristiani e alimentare le guerre di religione non è quello che la Chiesa ci chiede. Converrebbe darle ascolto. O no?”

Morale?
Mi ha convinta, almeno per ora, non pubblico le vignette sul mio blog, il mio è un gesto di rispetto, ma proprio per questo voglio contribuire ad avviare una seria riflessione su quanto sta accadendo, su chi sta a mettendo a ferro e fuoco ambasciate e uffici pubblici, bruciando i simboli e le bandiere di quelle città, terrorizzando la gente che professa un’altra religione.

Dobbiamo loro rispetto, ma anche fermezza e condanna per quanto stanno facendo, predicano bene e razzolano male, perché nei loro paesi non vengono rispettate le religioni diverse da quella musulmana, non vengono rispettati i cristiani, la lunga fila di morti tra sacerdoti e laici che si professano cristiani racconta di un’intolleranza che in troppi abbiamo finto di non vedere per non infiammare gli animi.

Quindi, ben venga il rispetto ma dobbiamo pretendere che sia reciproco.

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